di Nautilus
La sequenza già ci dice qualcosa. La magistrata Iolanda Apostolico di Catania, chiamata a valutare il ricorso di alcuni migranti fermati dalla pubblica sicurezza, emette un’ordinanza con la quale valuta non conforme alla legge quel provvedimento e ne ordina la sospensione.. Davanti all’ordinanza, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni mette subito in campo il suo potere, diffondendo un comunicato che non si limita ad annunciare dubbi o una legittima impugnazione. Il suo è un comunicato obiettivamente intimidatorio.
La sgrammaticatura istituzionale sta scritta in due espressioni. La prima: “pezzi d’Italia lavorano per l’illegalità”. Come dire che anche la magistrata di Catania, che è un pezzo dello Stato, lavorerebbe per l’illegalità. Detto dal capo del governo rappresenta un’affermazione molto grave. Meloni fa una seconda affermazione sbalorditiva: a suo avviso la magistratura di Catania si “scaglia contro un provvedimento di un governo democraticamente eletto”. Come dire che rilevare, in prima istanza, un’incongruenza legislativa significherebbe nientedimeno che scagliarsi contro l”esecutivo. Siamo all’ignoranza dello Stato di diritto e delle divisione dei poteri.
Sin qui Meloni. Poi entra in scena Salvini. Da qualche parte, non si sa da dove, spunta un filmato del 2018, nel quale si vede la giudice manifestare contro la politica migratoria del governo di allora. Capire chi abbia girato quel video non è trascurabile, altrimenti è legittimo pensare che siamo tutti sotto osservazione. Andiamo alla sostanza: non è vietato per un magistrato avere un’opinione politica e manifestarla. Ma scendere in piazza su una materia che potenzialmente potrebbe riguardare la tua attività giurisdizionale non è un bel segnale. Un domani chiunque potrà obiettare sulla tua equanimità. Magari a torto. Perché quel che conta è l’argomentazione giuridica dell’ordinanza, non quel che il magistrato pensa dentro di sé. Alla fine il caso di Catania ce lo dice con forza: sarebbe giusto che nella guerra politica-magistratura, tutti si dessero una regolata. Facendo tutti – ecco una frase fatta che suona vera – un abbondante passo indietro.