L’Austria gioca la carta dell’estrema destra

di Lorenzo Cinquepalmi

Quanto sia condivisa la preoccupazione con la quale il presidente austriaco van der Bellen si è piegato a incaricare del governo il post-nazista Kickl è difficile da capire. Certo non abbastanza da capire che le deadline di popolari, socialisti e liberali andavano superate per non costringere il leader centrista Nehammer a capitolare all’ala reazionaria del suo partito, dimettendosi e lasciando campo libero a quei dirigenti dell’ÖVP pronti a suicidare il moderatismo austriaco in un’alleanza subalterna ai post-nazisti della FPÖ, forza politica fondata negli anni ‘50 da ex SS con una certa similitudine con la fondazione, in Italia, del MSI da parte dei fascisti sopravvissuti alla repubblica di Salò. In Austria, così, cade la pregiudiziale antifascista già ampiamente accantonata, nei fatti, in Italia. In Germania si vota il mese prossimo; un forte partito neofascista, germogliato nei lander orientali ex comunisti dopo la riunificazione, aspira alla maggioranza relativa, mentre nei popolari tedeschi, la CDU che fu Adenauer, Kohl e Merkel, un’ala reazionaria, in gran parte rappresentata dalla CSU bavarese, c’è da sempre. Indifferenti alla pregiudiziale anti-fascista, anzi, più attratti dalla destra estrema che dal centrosinistra, hanno tifato e tifano contro i governi di Grosse Koalition in odio ai socialdemocratici. Lo scenario è completato dalla leader italiana Meloni, che ha portato i post-fascisti a guadagnare un terzo dei consensi dell’elettorato e, per incapacità dei partiti antifascisti di superare le loro miopi ostilità, se stessa alla guida del governo, con la prospettiva di restarci a lungo, nonostante la modestia della sua squadra, proprio grazie all’inadeguatezza di partiti e leader d’opposizione. Dipende allora da popolari e socialdemocratici tedeschi, dalla loro capacità di ritrovare le ragioni, gli ideali e le passioni su cui è risorta l’Europa dopo l’apocalisse nazi-fascista. Se questo non accadrà, una nuova cortina calerà dal Baltico all’Adriatico: un blocco nero eretto non più tra europei occidentali ed europei orientali, ma tra tutti noi e gli ideali di Adenauer, De Gasperi e Schuman. Quelli che sono ancora gli ideali di libertà per tanti europei.

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