di Lorenzo Cinquepalmi
Quello dell’Europa patria comune degli europei e soggetto politico federale è tra i pilastri dell’ideale politico socialista: tra gli autori del Manifesto di Ventotene, il socialista Colorni e l’azionista Rossi erano riformisti dello stampo dei Rosselli, di Nenni e di Turati; e proprio a Turati si deve la prima intuizione degli Stati Uniti d’Europa. L’europeismo è uno dei caratteri essenziali del socialismo riformista italiano. In questo quadro si iscrive l’impegno del Psi, partito fondatore del Partito Socialista Europeo, per le prossime elezioni del parlamento di Strasburgo. La legge elettorale italiana, francamente poco democratica, impone una soglia di sbarramento del 4% costringendo le forze minori ad aggregarsi; non un’aggregazione purchessia, ma una proposta politica coerente con il ruolo e la linea del partito: intangibilità dell’appartenenza alla famiglia politica del socialismo europeo; riconoscimento della dignità del partito attraverso l’inclusione del simbolo nel contrassegno elettorale; candidature paritetiche. Alla Convenzione nazionale indetta dal PSI a gennaio, tra i tanti responsabili politici di partiti di opposizione alle prese coll’ostacolo della soglia di sbarramento, è intervenuto anche Riccardo Magi, di +Europa, che ha speso espressioni di grande disponibilità nei confronti di un lavoro comune con i socialisti. Poco dopo, Emma Bonino ha lanciato l’iniziativa degli “Stati Uniti d’Europa” rivolgendosi a tutti gli europeisti per costruire una lista definita “di scopo” o, meglio, di duplice scopo: quello di superare la soglia di sbarramento con una formazione composita ma, soprattutto, di portare in parlamento dei deputati europei cha abbiano dell’Europa l’idea che appartiene alla storia del progresso morale, materiale e civile del nostro continente. Deputati da eleggere al posto di candidati che l’Europa le vedono come Salvini, Le Pen, Orban, e tutto il crescente fascistume che cerca di infettare il continente in cui sono nati gli ideali di libertà e di giustizia sociale. Bonino ha posto da subito a fondamento della partecipazione alla lista la libertà per gli eletti di iscriversi a quella delle famiglie politiche europee a cui appartengono, con l’unico vincolo dell’esclusione di cedimenti, ammiccamenti o compromissioni con le destre europee. Su queste basi il PSI ha scelto di partecipare da subito al tavolo di costituzione della lista insieme a +Europa e Italia Viva. In questo percorso lineare risulta politicamente incomprensibile la posizione assunta da Azione e, per essa, dal suo leader versipelle Carlo Calenda: se si legge la politica attraverso la sensibilità degli elettorati di riferimento, è impossibile giudicare quello di Azione come estraneo all’iniziativa di Stati Uniti d’Europa. Se, invece, ci si rassegna alla prevalenza degli individualismi, si è costretti a prendere atto che la lungimiranza politica non può andare disgiunta dalla generosità, purtroppo merce rara in questi tempi di egoismi ed egotismi di cui Calenda si propone come campione tentando, probabilmente anche sulla scorta dei sondaggi, di rientrare in gioco secondo il suo stile, cioè a scapito di altri e con l’abituale imposizione di veti, questa volta contro il Psi. La risposta a caldo di Riccardo Magi, che ha indicato il Psi come protagonista “fin da subito e con convinzione” del progetto, e ha respinto con forza “la linea dei veti variabili” basterebbe, da sola, a far capire che Stati Uniti d’Europa è una cosa seria, e non una lista per eleggere a ogni costo. Il prossimo parlamento europeo, votando il nuovo presidente della commissione, sarà chiamato a scegliere, nello snodo cruciale dei tempi che stiamo vivendo, tra un percorso verso l’Europa federale e il ritorno alla litigiosa preminenza degli interessi nazionali. Ecco perché ha ragione Emma: lo scopo della lista di scopo non è solo superare la soglia di sbarramento; è concorrere al sogno della comune patria europea. Un sogno che, da Turati in poi, è anche il sogno dei socialisti italiani.