di Gianmarco Olivieri
Il 29 novembre scorso, Cgil e Uil hanno manifestato per chiedere modifiche alla manovra di bilancio, l’aumento di salari e pensioni, il finanziamento di sanità, istruzione e servizi pubblici, e investimenti nelle politiche industriali. Uno sciopero che inizialmente, per il settore dei trasporti, doveva essere più lungo, ma che è stato ridotto a sole quattro ore dopo la precettazione del vicepremier Matteo Salvini. Questa decisione è rimasta valida anche dopo il ricorso dei sindacati al Tar, sentenza di cui Salvini si è detto “molto soddisfatto”. Su questo punto troviamo quantomeno curioso come Salvini esprima soddisfazione quando i giudici gli danno ragione, ma invochi complotti della “magistratura rossa” quando invece, ad esempio, viene rinviato a giudizio al culmine di un’indagine per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio. Ma torniamo agli scioperi. Lo scontro tra Salvini e Landini, iniziato nelle scorse settimane, non accenna a placarsi. Il leader del Carroccio accusa il segretario della Cgil di non interessarsi davvero dei lavoratori, ma di prepararsi per una candidatura alle politiche. Landini replica: “Vuole limitare il nostro diritto a manifestare e, soprattutto, non ascolta le richieste dei lavoratori”. Riteniamo che le ragioni dei lavoratori, e per estensione di gran parte degli italiani, siano più che legittime. Questa manovra di bilancio non offre risposte esaustive in termini di sanità, taglio strutturale del cuneo fiscale, scuola e sostegno alla natalità. Come trascurare poi il fatto che mancano ormai da tempo le concertazioni tra il governo e le parti sociali, i sindacati in primis, ma anche associazioni di categoria e quelle del terzo settore? Infine, da giornalisti, ci sembra doveroso ricordare che le conferenze stampa sono sparite completamente dall’agenda del governo. Il mese di dicembre si preannuncia caldo su molti fronti. Salvini ha dichiarato che ci sono altri 15 scioperi previsti nel mese e, se non verranno contenuti per limitare i disagi ai cittadini a pochi giorni dal Natale, agirà come ritiene suo diritto e dovere in qualità di ministro dei Trasporti, lasciando intendere che potrebbe ricorrere nuovamente alla precettazione. I sindacati, ovviamente, hanno già risposto che sono pronti a dare battaglia senza arretrare di un centimetro. Va precisato che il Ministro dei Trasporti avrebbe ben altre priorità a cui pensare, anziché aprire un nuovo fronte di guerra contro i sindacati che, ricordiamo, non sono rappresentati solo da Maurizio Landini. Giusto per ricordare uno dei tanti fronti già aperti, facciamo memoria dei gravi disagi che stanno subendo gli Ncc e le tante manifestazioni e discese in piazza di questa categoria quest’anno; manifesteranno anche il prossimo 12 dicembre, contro tre decreti attuativi varati da Salvini: l’obbligo per i vettori Ncc di attendere un’ora tra la fine di un servizio e l’inizio di un altro, all’obbligo per ogni viaggiatore di comunicare preventivamente l’orario e il percorso del servizio. Obblighi e restrizioni che per i tassisti non valgono. Purtroppo, da mesi, assistiamo a gravi disagi nel settore dei trasporti. I treni quotidianamente subiscono ritardi gravissimi, causando disagi reali ai lavoratori. Come dimenticare, inoltre, il Frecciargento del 12 novembre scorso, partito da Roma verso Genova addirittura con un anticipo di 50 minuti, senza che i passeggeri fossero informati, almeno non tutti, di quanto stesse accadendo. Il caso è finito in Parlamento con un’interrogazione della ex presidente della Commissione Trasporti di Montecitorio, onorevole Raffaella Paita. Potremmo tornare anche alla volta in cui il premier postava una foto sui suoi social per celebrare “la festa dei nonni”, mentre la Stazione Termini in tilt “a causa di un chiodo”. E non dimentichiamo i prezzi alle stelle per viaggiare sia in treno che in aereo, soprattutto durante le festività, un problema per studenti e lavoratori che cercano di rientrare a casa. Disagi, ritardi e prezzi elevati non possono coesistere con un Paese che, secondo Salvini, sta crescendo sul fronte dei trasporti. Il punto, alla fine, è sempre lo stesso: occuparsi di altre questioni e trasformare tutto in una bagarre per mascherare le gravi inadempienze in quello che dovrebbe essere il proprio lavoro. Il Ministro Salvini lo fa ormai da anni, ci auguriamo che gli altri attori in campo che giocano questa importante partita facciano l’opposto. Gli italiani sperano di trovare sotto l’albero più sostanza e meno proclami roboanti, sia da parte degli esponenti del governo, sia da parte di chi rappresenta i lavoratori.