Strage a Gaza, la sconfitta morale e politica dell’Occidente

di Vittorio Romano

Yusuf Zeino e Ahmed Al-Madhoun non ci hanno pensato un attimo. Appena ricevuta l’informazione della richiesta di aiuto di una bambina intrappolata in una macchina bersagliata da una mitragliatrice israeliana, sono saliti in ambulanza per andare a salvarla. Poco dopo la sala operative della Mezzaluna Rossa Palestinese ha perso i contatti con la propria squadra di emergenza. Nessuna notizia da Yusuf e Ahmed, nessuna informazione sulla sorte della piccola Hind. Per dodici giorni, ci sono stati appelli a ogni livello. E poi, le immagini strazianti di quello che rimaneva dell’ambulanza. Un ammasso di lamiere bruciate e distrutte con quello che rimaneva dei corpi di Yusuf e Ahmed. E poco più in la, la macchina dove Hind stava con alcuni suoi famigliari. E dove è stata trovata senza vita. È difficile sapere quello che è successo. Non si può non pensare agli ultimi momenti di vita della bambina, che forse ha sperato di ricevere aiuto mentre i suoi parenti erano già morti in macchina. Forse ha visto arrivare l’ambulanza. Forse ha avuto qualche Speranza fino a quando l’ambulanza non è diventata un obiettivo ed è stata distrutta. O magari era già troppo tardi. Questa storia straziante è solo l’ultima di tante. Nel mentre, più di un milione di persone ammassate nell’area di Rafah vivono in un limbo dove non sanno dove andare, cosa fare, come sopravvivere, dove trovare cibo, acqua, cure sanitarie. Parliamo di migliaia di persone che hanno cambiato posto dove stare per due, tre, quattro o addirittura cinque volte. Parliamo di famiglie che si spostano cercando un posto sicuro per i propri figli, senza sapere come sfamarli. Parliamo di un lembo di terra dove non c’è spazio per costruirsi un riparo di emergenza perché ci sono troppe persone. Le Nazioni Unite e la Croce Rossa lo hanno detto senza mezzi termini: se gli israeliani andranno avanti con l’operazione di terra, sarà una catastrofe. La diplomazia è al lavoro, ma sembra sempre più vicino uno scenario apocalittico dove più di un milione di persone si troveranno bloccate senza sapere dove andare. Il dato impressionante è l’assenza del multilateralismo, come si è visto in altri contesti come l’Ucraina. La comunità internazionale non riesce a fermare un conflitto sanguinoso, le Nazioni Unite diventano un obiettivo, il Consiglio di Sicurezza sembra sempre più una macchietta immobilizzata da veti incrociati, e l’Occidente non si schiera dalla parte del più debole. Politicamente per gli Stati Uniti e ancora di più per l’Europa un vero e proprio disastro. L’Unione Europea è stata creata dopo il secondo conflitto mondiale sulle parole pace e solidarietà. Gli Stati Uniti hanno sempre voluto essere i leader del “mondo libero”, presentandosi al mondo come liberatori, esportatori di democrazia e valori. Eppure l’Occidente si è schierato senza se e senza ma dalla parte di Israele, voltandosi dall’altra parte davanti al massacro di civili e agli ospedali bombardati. Il resto del mondo, dalla Russia alla Cina, passando per gli altri paesi BRICS, coglie l’occasione per schierarsi e di fatto mettere fine a quella sorta di superiorità morale – ammesso che ci sia mai stata – dell’Occidente. Ue ed Usa hanno supportato gli ucraini e giustamente aperto le porte ai profughi, denunciando le violazioni russe delle leggi internazionali, ma non fanno la stessa cosa in Palestina. E rimangono in silenzio in Sudan, Myanmar, nella regione del Sahel, solo per fare qualche esempio. Un doppio standard che fa male. Una sconfitta morale e politica che rischia di essere un precedente determinante nel futuro: chi potrà credere nella buona fede occidentale o nei valori occidentali dopo Gaza? Le persone a Gaza come gli ostaggi hanno bisogno di risposte politiche e diplomatiche. Ora. Peccato che l’Occidente sembra aver abdicato al suo ruolo nel multilateralismo, diventando solo una parte debole, senza visione e soprattutto senza peso politico. Ci sarebbe bisogno di quella politica che nel passato costruiva ponti nel Mediterraneo, dialogava con tutti, senza pregiudizi. Invece degli schieramenti a priori, ci sarebbe bisogno di dire senza alcuna remora che il massacro di civili di Gaza è inaccettabile. Che bombardare ospedali è inaccettabile. Che bloccare cibo, acqua ed elettricità per due milioni e duecento mila persone è inaccettabile. Che rapire civili e tenerli come ostaggi è inaccettabile. Ci sarebbe bisogno di un dialogo senza pregiudiziali per fermare il sangue e la violenza. Ma per farlo, ci sarebbe bisogno di politica, coraggio e valori. Senza doppi standard.

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