di Alessandro Silvestri
A come Atreju, Arianna, Albania. Alla kermesse annuale, giunta alla sua ventisettesima edizione, che da evento della gioventù di destra di quelle che un tempo venivano definite categorie sottoculturali e che oggi sono fenomeno ormai ampiamente pop, è emerso il ruolo anche di Arianna Meloni, che nel partito della premier è colei che tiene in mano le chiavi dell’organizzazione. Frizzante e polemico come sempre (come ai tempi belli dell’opposizione) l’intervento di Giorgia che mena randellate ai nemici del governo, reali o immaginari che siano, e pure alla Ferragni (?!?). Esaltando al contempo le imprese del suo governo, dall’occupazione, al Pil, alla sicurezza grazie anche al poderoso centro di “ripopolazione e cattura” in Albania. Sarà una “never ending story”?
B come Biden. Il 46° presidente USA a luglio, in piena campagna elettorale, ha annunciato il suo ritiro (con un ampio e corale sospiro di sollievo anche nelle cancellerie europee) come già anticipato anche da noi dell’ Avanti! parecchi mesi addietro. La patata bollente è passata lestamente nelle mani della sua vice Kamala Harris, che ha fatto il possibile nei quattro mesi successivi per recuperare un gap che non è stato solo politico. Già poco amata nell’entourage democratico, ha faticato non poco per recuperare un quadriennio grigio anche suo, come vice-presidente. Alan Friedman ci ha spiegato su queste colonne, come si sia già eclissata dai cuori degli americani, che adesso sono pronti per battere festanti per la nuova versione “consolare” della presidenza: Donald e Elon come Cesare e Marco Antonio.
C come cambiamento climatico. Mai come quest’anno i temi legati all’innalzamento della temperatura globale a lungo termine, causato dall’intervento umano, hanno rappresentato un tema di dibattito politico internazionale molto serrato. I no-vax hanno prontamente cambiato spalla al loro fucile e si sono buttati a capofitto nel negazionismo senza se e senza ma. Il “bello” è che molti di loro siedono oggi in posti di massima responsabilità. Da Milei a Trump e persino in Europa, per ora soltanto tra le opposizioni di destra che stanno salendo di gradimento, mentre in Italia ne abbiamo numerosi anche tra le fila del governo: A fuera!
D come decarbonizzazione. Argomento strettamente legato al precedente. La scienza e il buon senso versus il populismo da quattro soldi che sta prendendo piede grazie anche, va sottolineato, a molti dei Paesi più sviluppati che hanno fatto errori nel processo fondamentale (incluso per pace e sviluppo sostenibili) di redistribuzione delle ricchezze e di lotta concreta alle fonti inquinanti. Vedremo tra qualche decennio quante clave e sassi verranno utilizzati dopo questa sorta di terza guerra mondiale in atto, oppure (ma Einstein non lo aveva previsto) se saranno i robot a prendere il potere e a mettere il guinzaglio al genere umano.
E come Europa. Dal 1949, anno della nascita del Consiglio d’Europa, ad oggi, lungo e difficoltoso è stato il processo che dalla distruzione della guerra più terribile che si sia mai vista sul pianeta, ha portato alla necessità di superare il sistema delle nazioni, nato a sua volta dalla disgregazione degli imperi. Una volontà scaturita principalmente dalle forze democratiche, liberali e socialiste che hanno spinto alla ricostruzione (civile, sociale ed economica) dopo il disastro delle dittature del ‘900. Oggi più che mai, mentre il mondo ai nostri confini è in fiamme, occorre crederci almeno come e più dei nostri predecessori.
F come federatore. Se è vero (com’è vero) che la destra al comando è più vicina all’avanspettacolo che alla tragedia (e meno male) fornendoci quasi quotidianamente materiale satirico di qualità; tutti i tentativi di auto-rianimazione fin qui forniti dall’opposizione, sono da sbadiglio, nella migliore delle ipotesi. Ecco che a qualche fenomenale “metrappensé” è venuta l’idea di partire di fondo: della serie troviamo prima il condottiero e poi l’intendenza seguirà. Non osiamo nemmeno pensare ad un possibile governo alternativo con l’attuale campo largo. Durerebbe al massimo come un gatto sull’Aurelia. Anche perché per dare battaglia e vincere, servono figure politiche ben rodate e di qualità. Dalla prima linea alle salmerie. E se proprio un federatore serve, i profili da consultare non sono molti. E il tempo stringe.
G come G7, Giorgia, Giambruno. Ok è vero, uno di questi tre argomenti è degno di un rotocalco da gossip, ma non diremo quale. Anche perché entrerebbe in forte contrasto con i “pilastri” fondamentali della destra, non che quelli legati alla xenofobia non lo siano, eh! Già, perché se tu dici di difendere le radici culturali della Patria, incluso quelle religiose, non puoi non tenere conto dei precetti cristiani. E nemmeno fare una distinzione tra quelli che ti convengono e quelli che non ti fanno prendere un certo quid di voti. Tuttavia nel 2024 l’Italia è alla guida del G7 e per la prima volta con l’uomo politico dell’anno che è poi una donna. Ne parliamo ampiamente in tutti i numeri in edicola il sabato.
H come Hamas ed Hezbollah. Liberare la Palestina e il Libano non soltanto dall’invasione “punitiva” israeliana ma anche e soprattutto dal terrorismo protervo e sanguinario che ha trascinato i tre popoli nella situazione attuale, è imperativo categorico, per avviare il processo di pace in Medio Oriente che tutto il mondo si attende. Oddio, non proprio tutto, salvo (diciamo) i finanziatori dell’estremismo teocratico che ha armato e sostenuto i due partiti dal grilletto facile. Del tutto speculari ai loro equivalenti in Israele, quelli del “o dente o ganascia”.
I come Intelligenza Artificiale. A solo un anno dal suo lancio mondiale, l’AI generativa è già una realtà a disposizione dell’utenza planetaria. I vari governi hanno adottato provvedimenti più o meno rigidi per stabilirne i confini, dato che, come disse Adamo ad Eva (cit. Benigni) “stammi lontana perché questo coso non so quanto cresce ancora!”. In effetti l’incrocio tra le tecnologie robotiche che già sono in fase di produzione avanzata e il software che ancora mancava, potrebbero costruire dei mostriciattoli di metallo piuttosto fastidiosi per il genere umano, come descritto ampiamente nella letteratura fantascientifica dagli anni ‘30 in avanti. Anche la Commissione Europea, il 1° agosto ha messo nero su bianco le regole per lo sviluppo responsabile della IA. Staremo a vedere, anche perché guardandoci in giro, l’intelligenza, quella ortodossa e naturale, non se la sta passando benissimo.
K come Kate Middleton che aveva messo in apprensione i sudditi della Corona Britannica (e non solo, visto quanto spazio anche Rai e Mediaset dedicano alla monarchia di oltremanica), con la sua malattia dalla quale si è prontamente ripresa dopo lunghe ed estenuanti cure e sedute di chemio. Una principessa che piace e che ha rinverdito i fasti di Lady Diana Spencer, senza avere oltretutto la nobile ascendenza della suocera, che come molta parte dell’attuale aristocrazia britannica, discendeva più o meno direttamente dai lombi di Carlo I Stuart. Il primo (e unico) Re inglese ad essere stato decollato ben prima di Luigi XVI.
L come Landini. Il segretario della Cgil più radicale di sempre, col sindacato (in generale) più debole di sempre. Il buon Maurizio ha il pregio di essere uno dei nemici pubblici della Meloni, assieme a Prodi e Saviano, e ultimamente in buona compagnia di Ranucci e la Ferragni. Ma senza un rilancio dei così detti corpi intermedi, partiti inclusi, anche il più abile dei negoziatori o dei federatori, rischia l’insuccesso.
M come Musk da Paperopoli. È lui l’astro nascente del populismo sovranista mondiale. Per la prima volta nella storia degli ultimi due secoli, uno straricco sfondato è anche il n° 1/2 di una superpotenza, con un conflitto d’interessi così grande che nemmeno i marziani ne sarebbero contenti. Ha persino comprato Twitter per 44 miliardi di dollari due anni fa, pur di dare una mano al suo pigmalione Trump, che ne era stato allontanato. Intanto da puro ignorante politico e istituzionale qual è, spara col suo X a destra e manca, su tutti i cattivoni che non gli piacciono e che, tapini, hanno magari solo il torto di seguire astratte regole scritte con una sostanza chiamata inchiostro su obsoleti fogli racchiusi in copertine, discendenti diretti dei papiri, visibili in luoghi obsoleti detti musei. O forse mausolei.
N come NATO. Si vis pacem para bellum. Lo sapevano benissimo gli antichi romani che per non saper leggere né scrivere (pardon loro lo sapevano benissimo) fin che hanno potuto e che non hanno avuto un imperatore che si proclamò “Episcopus Romae” in luogo del consueto “Pontifex Maximus”, risolvevano il problema, allontanando di tanto in tanto i confini dalla capitale. Non è per questo che è nata però la Nato nel 1949, alleanza di cui l’Italia è Paese fondatore. Mi piacerebbe vederli gli anti-Nato nostrani in un sistema risalente a soli dieci anni prima. I risultati dovrebbero conoscerli anche loro. Oppure se non avessero una enciclopedia, c’è pur sempre Google.
O come Olimpiadi di Parigi. Una buona prestazione per l’Italia (40 medaglie con 2 ori in più di Tokyo) anche nelle paralimpiadi dove si è fatto il record di sempre con 71 medaglie. Rispettivamente 9° e 6° posto dei medaglieri. Ogni tanto qualcosa di cui andare fieri. Sono state tuttavia anche le olimpiadi delle polemiche che non potevano sfuggire al clima da “male sacro” nel quale ci stanno conducendo i populismi e i trabiccoli politici estremisti ben noti.
P come Vladimir Vladimirovič Džugašvili Putin. L’anello di congiunzione tra Pietro il Grande (ma qualche malalingua dice Caterina I) e Stalin. Lo Zar di (quasi) tutte le Russie ma anche segretario generale di Russia Unita (Edinaja Rossija) novello Pcus. Un doppio potere assoluto mai visto sulla faccia della Terra dai tempi di Carlo Magno. E i risultati si vedono. Una figura quasi trascendente venerata anche da certi “pacifisti” italiani. Ne attendiamo impazienti la beatificazione.
Q come QI, quoziente intellettivo. Alcuni politici del destra-centro volevano fare i test psicoattitudinali di ammissione per i giudici. Forse basterebbe soltanto che le sanzioni previste per i magistrati fossero applicate. Chi sbaglia paga, deve valere per tutti. Alcuni giudici seccati per questa ennesima boutade della maggioranza, hanno proposto identici test di ammissione per i parlamentari. Ma sarebbe meglio non infierire.
R come Renzi. L’altro Matteo, quello di centro sinistra (in attesa che si costruisca il cosiddetto centro riformista in grado di dare la spinta giusta, ideale, politica e numerica, alla coalizione) ha incassato nei giorni scorsi il definitivo proscioglimento sul caso Open, assieme agli altri indagati. Qualsiasi garantista dovrebbe esprimere solidarietà all’ex presidente del Consiglio, sotto gogna per un tempo altrettanto contrario ad ogni giustizia. “Il processo è già di per sé una pena” come affermava il giurista Francesco Carnelutti. E per un leader politico lo è maggiormente. Gli abbiamo fatto i raggi ai tempi del “giglio magico”, dell’ebrezza del 40% e del jobs act, ma gli riconosciamo l’onore delle armi.
S come Sangiuliano, Sgarbi e Santanché. Secondo noi basterebbe già così, senza ulteriori appendici. La “madonna” di Pompei ha fatto sciogliere il sangue del ministro ben prima di quello di San Gennaro. Il San Pietro catturato di Manetti e ritoccato da Sgarbi…e la ministra del Turismo (che santa lo è già nel cognome) che non conosce l’acronimo Inps. Mai trascurare i detti popolari: scherza con i fanti…
T come Trump. Uno che ne ha combinate più di Carlo in Francia (o di Berlusconi in Italia) ed è riuscito a fare del suo variopinto curricolo l’arma vincente per la strabiliante rielezione. Staremo a vedere dal 20 gennaio in avanti cosa sarà capace di combinare. Intanto anche i fans italiani del tycoon newyorkese salgono costantemente di numero. Cravatte rosse a manetta anche in Parlamento.
U come Ursula. La Von der Leyen è riuscita nella non facile impresa della riconferma a capo della Ue. Pur se la maggioranza che la sostiene è meno compatta di cinque anni fa, e la politica italiana, di ogni colore, è riuscita nell’altrettanto improbabile peripezia di votarla ma – anche no, così come avvenuto per la nomina di Raffaele Fitto a commissario e vice presidente. Leo Longanesi descriveva gli italiani come buoni a nulla ma capaci di tutto. Siamo ancora così?
V come Vannacci. Il vero astro nascente della politica nazionalista e sovranista italiana. Il novello Nigel Farage dell’europarlamento. Mister 500 mila preferenze, voluto da Salvini per puntellare sé stesso e per arginare la caduta libera della Lega. 250 mila copie vendute della sua opera prima “Il mondo al contrario” (qualcuno lo ha definito una sorta di Mein Kampf del secolo XXI). Vannacci potrebbe nei prossimi mesi rivelarsi un antagonista serio non solo all’interno della Lega. Un osso duro di destra/destra specialmente ove Fratelli d’Italia aderisse al Ppe, cosa non così lontana dalla realtà.
Z come Zelensky. Il presidente ucraino contrariamente ad ogni aspettativa (anche di quella larga fetta di Occidente sua alleata) è riuscito nell’impresa di costringere Putin alla “non vittoria lampo” annunciata in pompa magna e benedetta anche dall’internazionale pacifista rossobruna della Via Lattea. Secondo il wishful thinking del carnefice degli ucraini (e anche di parecchi russi) VZ dovrebbe dimettersi e indire nuove elezioni, e solo se fosse riconfermato allora Vladimiro I lo riconoscerebbe e sarebbe disponibile a trattative. Magari lo inviterebbe anche nella sua dacia in Crimea per una serata a vodka e caviale. Hai visto mai. Chissà chi ha suggerito questa genialata al capo del Cremlino. Auguriamo a lui e al suo martoriato popolo di giungere ad una meritata pace nel 2025, conquistata con indicibili sofferenze, quotidianamente sotto i nostri occhi da quasi tre anni.