Se Vannacci diventa il ventriloquo delle destre

di Nautilus

Il governo Meloni, come tutti i governi, a volte l’azzecca, a volte sbaglia. Ma c’è una terza via: a volte i governi procedono in modo confuso. Così è stato per la vicenda che coinvolge il generale Vannacci. Una confusione alimentata da una ragion politica più che da una malagestione amministrativa. Ad agosto esce il libro autoprodotto, nel quale i generale oltre ad esprimere una (legittima) lettura reazionaria di alcuni fenomeni politici e sociali, manifesta opinioni di tono discriminatorio nei confronti di alcuni “soggetti”. Un approccio inusuale per un militare, ancorato dalla Costituzione ad alcuni vincoli. Certo, l’articolo 52 (“L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”) ma il vincolo principale è dettato dalla sua funzione: chi ha il “sacro” dovere della “difesa della Patria” deve avere un atteggiamento rigorosamente “paritario” verso tutti i cittadini, i quali a loro volta non possono sospettare che esistano militari che nutrono (e magari praticano) sentimenti discriminatori.

Davanti al libro, il ministro della Difesa Crosetto ha parlato di “farneticazioni personali”, annunciando un’azione disciplinare ma subito dopo esponenti di rilievo della Lega hanno mostrato di apprezzare il generale. Meloni è rimasta in silenzio e si è capito che Salvini aveva avviato una manovra di avvicinamento per “reclutare” Vannacci, magari in viste delle Elezioni europee. Con un’idea dentro: far capire all’opinione pubblica che la Lega, pur non assumendo ogni ora posizioni radicalmente reazionarie, tuttavia condivide quelle espresse da Vannacci. La scommessa potrebbe essere quella di immaginare il generale come una sorta di ventriloquo, che dice ad alta voce ciò che altri non possono dire così chiaramente. Nel frattempo Vannacci è stato indirizzato a nuovo incarico, nella speranza – inconfessata dei Fratelli d’Italia – di tacitare il generale e di mostrare comunque un segno di attenzione all’opinione pubblica. Il generale però ha di nuovo fatto capire di essere pronto a scendere in politica e a quel punto Crosetto ha ricordato che il procedimento disciplinare è ancora aperto. Verrebbe da dire: con i militari non si “scherza”. Mai.

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