Se qualcuno si dimentica che Matteotti era socialista

di Nautilus

Un personaggio celebrato come pochi altri sino a farne un mito, ma paradossalmente anche poco conosciuto nella sua identità politica ed umana. Il curioso destino di Giacomo Matteotti, il segretario dei socialisti riformisti ucciso dai sicari di Mussolini, sta già subendo una prima “revisione”: in occasione delle celebrazioni indette per i cento anni dalla scomparsa stanno uscendo diversi libri – e altri ne usciranno – tutti attenti a ricostruire l’identità di un personaggio che è passato alla storia per l’aggressione fatale che subì il 10 giugno 1924, ma che aveva una storia politica a tutto tondo, che lo aveva fatto diventare il segretario del Psu, il partito dei socialisti riformisti vicini a Filippo Turati. Matteotti fu personaggio anticonformista e scomodo come pochi altri: coraggiosissimo antifascista ma al tempo stesso dirigente rigoroso, che combatté la scelta bolscevica dei comunisti e dei socialisti massimalisti. Al punto che un personaggio della levatura di Antonio Gramsci arrivò a definirlo “pellegrino del nulla”. Di questo tratto non c’è traccia nella pur bella mostra voluta dall’assessore alla Cultura Miguel Gotor e affidata allo storico Mauro Canali. Gran parte dell’esposizione è comprensibilmente dedicata allo squadrismo, alla polizia fascista, al delitto, al successivo processo agli assassini di Matteotti, mentre in quella dedicata all’”Impegno politico nazionale 1919-1924” si leggono pannelli di sintesi decisamente fuorvianti. L’impegno negli ultimi cinque anni di vita di Matteotti vengono sintetizzati nella “difesa appassionata dell’unità del partito” e nel contrasto della “destra” del suo Psu, che “brigava” per collaborare con Mussolini. Matteotti pensava che prima o poi occorresse ritrovare una casa comune dei socialisti ma non certo una unità a tutti i costi. E quanto a concentrare tutta l’attenzione sul contrasto con i “collaborazionisti” significa dimenticare che i capi del Psu furono costretti all’esilio e tanti militanti assassinati. Ma così si ripropone un vecchio tic, tipico a sinistra: quello di contrappone i socialisti “buoni” a quelli “cattivi”. Guai: Matteotti è un martire e gli eroi vanno rispettati. Per come erano.

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