Combattere i nuovi totalitarismi che si affacciano in Europa

di Alessandro Silvestri

Al congresso del PSE svoltosi il 2 marzo a Roma, se c’è stato un filo conduttore potente e coerente, suggestivo quanto assai eloquente; è stato il filo rosso che lega indiscutibilmente tra di loro le molte generazioni del passato che hanno dato il loro fondamentale contributo alle cause del progresso, dell’eguaglianza, della libertà e della fratellanza tra i popoli, con le attuali. E tra quelle di oggi, a fronte di un gruppo dirigente del socialismo europeo che in alcuni casi va ben oltre l’età del ritiro dal lavoro ma non dalla politica, tutte le successive. Queste ultime in buona parte già all’opera nei governi nazionali e locali, a tenersi per mano e a sostenersi vicendevolmente, con le centinaia di giovani presenti, in un passaggio del testimone non solo retorico o nominale o peggio, di facciata, ma concreto, reale, generoso, gioioso e insostituibile. Un consesso che si è aperto simbolicamente, per iniziativa del Psi, con l’omaggio a Giacomo Matteotti. Una commemorazione profondamente sentita e più volte richiamata dagli stessi interventi dal palco della “Nuvola” all’EUR. Dove sono stati ricordati anche DavidSassoli e, in un breve filmato, Giorgio Napolitano, Martti Ahtisaari e Jacques Delors, scomparsi l’anno scorso. La stessa segretaria del Pd ha dichiarato “siamo onorati e felici di poter ospitare il congresso del Pse assieme al Psi”. Enzo Maraio, intervenuto in apertura dei lavori dopo il presidente Löfven, e prima di Pedro Sànchez, ha ricambiato i ringraziamenti e il sentimento di orgoglio e di onore per aver avuto modo di organizzare l’evento insieme al Pd e alla sua segretaria. Lo ha fatto partendo dal ricordo di Matteotti legandolo alle sfide dell’oggi, della campagna elettorale mai così difficile e importante; del riecheggiare di voci mefitiche che pensavamo di non dover più ascoltare in Europa, dopo i disastri del nazi-fascismo: “Siamo qui per combattere i nuovi totalitarismi che si affacciano in Europa. Nicolas Schmit ci guiderà nella campagna elettorale, ed è la persona giusta per far sì che dai socialisti europei si levi alta la voce per superare le diseguaglianze sociali e battere i sovranisti. Vogliamo un’Europa equa che possa parlare con una sola voce per promuovere la pace, la sicurezza, la cooperazione, lo sviluppo sostenibile, i diritti umani e lo Stato di diritto ovunque. Un’Europa che promuova la democrazia e la libertà nel mondo”. Il segretario del Psi ha poi ricordato, tra gli applausi del congresso, il sacrificio di Alexei Navalny, come eroe dell’oggi, esprimendo tutta la gratitudine per chi come lui si è battuto e si batte per un mondo più giusto e più libero. Ritornando al nostro mirabile “gruppo di mischia” è abbastanza chiaro che, per quelli come lo svedese Stefan Löfven, già Primo Ministro e Presidente del Pse; le portoghesi Elisa Ferreira, commissaria europea per le politiche regionali e Iratxe Garcia Perez, capogruppo S&D al Parlamento europeo; Paolo Gentiloni, commissario europeo all’economia; l’olandese Frans Timmermans, più volte commissario europeo; l’italo-belga Elio di Rupo già primo ministro del Belgio; il primo ministro portoghese Antonio Costa; il cancelliere tedesco Olaf Scholz; la nostra Pia Locatelli, Presidente onorario dell’Internazionale Socialista donne; e infine per il candidato scelto dal congresso di Roma per ricoprire l’incarico di Presidente della Commissione europea, in caso di vittoria dei socialisti a giugno, il commissario lussemburghese uscente agli affari sociali, Nicolas Schmit che non casualmente ha voluto sul palco i giovani dello Yes – Young European Socialists durante il suo discorso di investitura; ecco, per tutti questi socialisti temprati da decenni di lotta politica ai massimi livelli, un concetto violento quanto populista e bislacco come quello della “rottamazione” non esiste. E non è mai esistito nella storia socialista europea e internazionale, perché l’unione, l’integrazione e il rispetto intergenerazionale sono pilastri stessi della cultura socialista e democratica. Nella maggior parte degli oratori succedutisi dalla tribuna o nei panel, i principali temi affrontati sono stati quelli di strettissima attualità. Dal sostegno all’Ucraina, per adesso senza l’opzione dell’invio di truppe, alla soluzione del conflitto israelo-palestinese, ai pericoli provenienti dai due fronti, quello russo e quello interno, dove diventa prioritario fermare l’avanzata delle destre estremiste, nemiche del processo di integrazione europea e della faticosa unità raggiunta dai Paesi del Continente dopo secoli di guerre tra le varie nazioni. Un neo-nazionalismo che va ricacciato indietro prima che arrivi a fare danni irreparabili. Il futuro dei giovani, ai quali va garantito il diritto ad avere un alloggio a prezzi accessibili, e un lavoro di qualità, soddisfacente ed economicamente sufficiente. Quello dell’Europa e del pianeta, altro tema trattato con grande attenzione, anche a fronte della guerra economica in atto, non meno temibile per la pace e la stabilità mondiale. E anche la delicata partita della decarbonizzazione non può però essere soltanto un tema affrontato da noi europei, visto anche che il fabbisogno energetico è il vero nodo gordiano dei rapporti di forza internazionali. La stessa India che aspira a sostituire la Cina già nei prossimi due decenni come manifattura del mondo, ha dato il via alla costruzione di 180 nuove centrali a carbone! È del tutto evidente lo sbilanciamento di risorse impiegate e dell’indicatore tra costi e benefici, se continuassimo ad attuare politiche rigorose in splendida solitudine. Una buona performance quella di Elly Schlein, che in Europa pare aver fatto più breccia anche per via della insperata vittoria della Sardegna che ha riaperto i giochi sul fronte interno, ma con riflessi comunitari, visto anche che la Meloni gioca (non da oggi) di sponda con la Von der Leyen per una possibile apertura del Ppe alla destra europea, in caso di risultati elettorali favorevoli, che però “spiaze” scriverlo, non ci saranno. Saranno i socialisti ancora una volta, la vera sorpresa delle prossime elezioni europee, e a dispetto dei finti nuovismi e del riecheggiare di marce militari, il nostro specialissimo “Buena Vista Social Club” darà una lezione di stile, di politica e di democrazia che quegli altri, i Mr. e le Mrs. “ci penso io”, non sanno nemmeno dove stiano di casa.

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