di Giada Fazzalari
Il governo Meloni è in carica da un anno e mezzo e Giorgia e i suoi ministri rivendicano grandi risultati, attraverso comunicazioni unilaterali al Paese, degne della più efficiente macchina della propaganda: si predicano traguardi mai raggiunti, si applica la pratica dello sfottò verso gli avversari politici e si alimenta una spregiudicata macchina di potere centrale che si trasforma in vero e proprio delirio di onnipotenza. Ma vediamo fino a che punto la mistificazione supera la realtà. Meloni ha ripetuto come un mantra che l’economia è in crescita, la previsione del Pil al rialzo e che l’Italia cresce più di altri Paesi. Falso: il Pil cresce dello 0,7 nel 2023 e 2024, in rallentamento rispetto agli anni precedenti. Inoltre, a fine 2023 l’economia di 13 Paesi è cresciuta più di quella italiana, tra questi Spagna, Francia e Germania. La premier dice che con il Pnrr il governo non è in ritardo e anzi, ha raggiunto traguardi e obiettivi: ad oggi sono stati spesi 28 miliardi a fronte dei 191 disponibili (15% dei fondi). Risultato? Meno asili nido, meno ospedali di comunità, meno finanziamento alla ricerca, meno borse di studio e non solo. Vi ricordate quando Salvini e Meloni annunciavano di applicare ferocissime tasse agli extraprofitti delle banche, da usare per tagliare le tasse e agevolare i mutui? Falso. Soldi riscossi dalle banche, zero. Volevano il blocco navale – leitmotiv numero uno in campagna elettorale – e nel 2023 c’è stato il record di sbarchi: 104 mila persone, contro le 67 mila del 2021 e le 34 mila del 2022, sono arrivate sulle nostre coste. Meloni voleva tagliare le accise e invece ha tagliato lo sconto sulla benzina. Echi può dimenticare la battaglia senza riserve di Salvini contro la Fornero? La volevano abolire, l’hanno mantenuta e hanno tagliato sulle pensioni. Volevano salvaguardare Alitalia e l’hanno svenduta ai tedeschi. Intendevano difendere la natalità ma hanno aumentato l’iva su pannolini, latte in polvere e prodotti per l’infanzia. Il premierato? La “madre di tutte le riforme”, ora ferma al palo. Il capitolo giustizia meriterebbe un racconto a parte. Dopo un anno di governo Meloni, delle priorità annunciate dal Guardasigilli su carcere e sistema penitenziario non c’è traccia. L’esecutivo ha invece aumentato pene e sanzioni, secondo uno schema populista che Carlo Nordio stesso criticava aspramente. Si è sempre dichiarato a favore della separazione delle carriere ed è invece sparita. Predicava la riduzione dei casi di carcerazione preventiva e non c’è traccia di un provvedimento che vada in questa direzione. Doveva presentare una riforma della giustizia nel senso garantista e abbiamo visto solo provvedimenti spot. Sulla politica estera – tra atlantisti e filoputiniani – ognuno va per conto suo. Aspettiamo ancora che Salvini si tolga la maglia di Putin e Meloni quella dei “no euro”. Il vero problema di questo governo è che non solo non è capace di mettere a terra un programma di governo credibile, ma ha totalmente perso credibilità, vivendo sconnesso dalla realtà. Un governo tutto chiacchiere e distintivo, che richiama quel celebre film di Al Capone dal titolo ‘Gli intoccabili’ Che evidentemente, visti i risultati, intoccabili cominciano a non essere più.