Se la destra piange a sinistra non si ride

di Alessandro Silvestri

A Pontida, dove si svolgerà il raduno annuale della Lega domenica 6 ottobre, campeggiava nei giorni scorsi un vistoso cartello con scritto: “Lega con Salvini qui non sei più il benvenuto”. Ce l’avevano messo lassù in cima al pratone della kermesse più folkloristica di un gay-pride, gli scissionisti di “Grande Nord” che proprio alle ultime elezioni comunali rompevano definitivamente col “capitano” ormai sulla via di diventare sottotenente, consegnando il comune lombardo al centro-sinistra. Ci sarà tutta la crème de la crème della politica neofascista e neonazista europea, più qualche conservatore “così” alla Wilders e alla Orban. Da Chega al RN, da Vox a AFD e FPÖ. E proprio le recenti elezioni austriache sono diventate la pietra dello scandalo che ha fatto saltare il tappo (non quello dello champagne) tra Tajani e Salvini, in un botta e risposta al vetriolo che ha fatto scricchiolare non poco qualche poltrona e sofà pure a Palazzo Chigi. Come se già i problemi nella compagine di governo non fossero abbastanza. Il ministro degli Esteri apriva le danze: “ogni rigurgito neonazista va respinto”. L’attuale leader leghista, replicava: “qualcuno dorme male, o mangia pesante, perché non penso che ci sia l’allarme neonazista in Austria o in Francia, in Germania o in Olanda”. In Italia però c’è di sicuro, vedendo le mosse e ascoltando le parole dell’entourage di colui che lo ha puntellato con le note cinquecentomila preferenze; il generale Vannacci, fedelissimo devoto della Decima Mas; oppure leggendo i recenti fatti che hanno investito Milan e Inter, dove i facinorosi capi ultras delle curve, si sono rivelati in realtà un coagulo marcescente tra estrema destra, malavita e mafie. Emblematica la foto di Salvini del 2018 al centrocampo con Luca Lucci, passato nei giorni scorsi da San Siro a San Vittore. Giorgia Meloni, al momento in ascetico silenzio, sta con i frati e zappa l’orto, ma ottobre è anche il mese delle prime brinate, sarà per questo che è stata scelta la solare Dubrovnik per il congresso di ECR che si terrà dal 18 al 20, e che promette importanti novità per le future alleanze europee. È stata invitata infatti ufficialmente una delegazione del PPE (lo scorso anno la Metsola inviò un videomessaggio di pura cortesia) che fa ritenere prossimi i tempi per un avvicinamento più deciso tra le due parrocchie. La Meloni dal canto suo ha promesso di lasciare in tempi brevi la presidenza dei Conservatori/Riformisti, probabilmente ad un polacco del PIS, che è la seconda compagine di peso dopo FdI. Tutte mosse di riposizionamento che sono conseguenza anche della promozione di Fitto in Commissione e della elezione di Antonella Sberna a vice-presidente del Parlamento Ue Oltre che dei rapporti personali, va detto, di Giorgia con Ursula e delle simpatie manifeste di Manfred Weber per la leader della destra italiana. Che se aumenta indubbiamente la sua popolarità internazionale, si è visto anche la scorsa settimana a New York; sul fronte interno, non ha da essere granché serena, vuoi per il conflitto sempre meno sotto traccia in corso tra Forza Italia e Lega, vuoi per i suoi fedelissimi che ne combinano sempre una al giorno, vuoi per la martellante opera di occupazione di ogni angolo di potere disponibile, come in Rai. Lo ha attestato anche il sondaggio commissionato a Pagnoncelli, che ha rivelato un -7% di gradimento del Governo e addirittura un -10% della Presidente del Consiglio, rispetto al climax nazionale di due anni fa. In questo quadro che dovrebbe fare, in un Paese normale, da sprone ad un ipotetico centrosinistra in vena di rivincita, obbligato dai fatti ad un cappotto alle imminenti regionali di fine 2024, assistiamo invece, increduli, alle tarantelle di Giuseppe Conte (da vedere anche come andrà a finire con Beppe Grillo) che di fatto immobilizza e depotenzia lo stesso Pd, ponendo veti assurdi agli alleati, quando avrebbe occasione per dimostrare di essere un leader affidabile. Viene il palpabile sospetto, a pensar male, che il fronte trumpiano/putiniano internazionale, abbia fatto un discreto shopping, negli ultimi due anni, anche nella politica italiana dell’ormai ex “campo largo”. La marchetta si sa, è sempre un fenomeno ecumenico e trasversale.

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