Tra due populismi. Una scelta necessaria.

di Lorenzo Cinquepalmi

Le migliori stagioni politiche della storia repubblicana: progresso sociale, economico e morale del modello sociale italiano ed europeo, sono state il frutto della collaborazione tra le forze di ispirazione socialdemocratica e quelle di ispirazione cristiano popolare. Per capire la frattura tra quella stagione e l’attuale fragilità politica italiana, occorre definire il modello sociale europeo: libertà al primo posto, ma in un quadro che permette di goderne. Quindi, sicurezza individuale e sociale, in cui il singolo è protetto dai soprusi e dalla violenza di altri singoli, di organizzazioni di qualsiasi natura, e, soprattutto, dal potere, mentre tutti i cittadini sono protetti, a cura della collettività, dal pericolo di cadere in quelle condizioni “di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Un modello in cui è inviolabile anche la libertà di  iniziativa economica, con il limite, garantito dalla mano pubblica, dell’utilità collettiva e della compatibilità con salute, ambiente, sicurezza, libertà e dignità umana. Se è un modello ancora lontano dalla sua piena realizzazione, si tratta, comunque, del modello in cui la maggioranza degli italiani si riconosce. E però è innegabile che in Europa, e in Italia, siano presenti forze politiche che in questo modello non si riconoscono appieno, mostrando di adottarne certi aspetti per rifiutarne altri. Questo è il punto: forze politiche che si riconoscono senza riserve nel modello sociale europea devono unirsi per contrastare quelle spinte che, dietro un riconoscimento apparente e selettivo dei valori della democrazia sociale europea, la mettono in pericolo. A partire dalle nuove destre. In Italia il chiarimento su questo punto ancora manca: un popolare europeo come Tajani tiene Forza Italia al governo con Fratelli d’Italia, in cui Meloni ammicca ai  gruppi neofascisti, mentre Salvini porta al Parlamento europeo un’illiberale reazionario come Vannacci tradendo sistematicamente la radice antifascista della Lega di Bossi. Sull’altro versante, il PD, partito del socialismo europeo, cerca di portare in coalizione una forza, come il M5S, il cui spregiudicato populismo prima ha generato una maggioranza di  governo con la sola Lega di Salvini, e oggi adotta posizioni illiberali come l’ultima sul referendum per l’ampliamento del diritto di acquisire la cittadinanza italiana. Del resto, Lega e M5S giocano nei due schieramenti una partita speculare: inseguono e vellicano i peggiori istinti dell’opinione pubblica per lucrare gradimento e, soprattutto, perpetuare quella fragilità del sistema politico che è la loro sola prospettiva di esistenza. Di fronte a questo gioco, l’unica opzione è l’unità tra chi crede nel modello democratico sociale europeo, anche in Italia.

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