di Nautilus
Siamo immersi in una stagione ricca di esagerazione, di sensazionalismi e di retorica, tutti additivi che sui media un tempo erano riservati soprattutto alle imprese dello sport. Ma da qualche tempo l’enfasi è prerogativa prediletta dei leader politici e dei media, televisivi, social e anche su carta. Per questo sempre più si stagliano, come esempio e modello, quei campioni dello sport che preferiscono esprimersi con gesti e parole segnati da stile e misura. Nei giorni scorsi, dopo gli ultimi exploit di Jannick Sinner, i tg si sono lanciati in una serie di servizi martellanti: “E ora Sinner darà la scalata della classifica, presto numero uno del mondo!”. Ovviamente diventare il numero uno al mondo è l’aspirazione di qualsiasi campione di tennis, ma in quella retorica c’era tutta l’incapacità dei media di assaporare l’oggi, di capire un campione, di raccontarlo bene anziché esaltarlo e basta. E infatti Sinner, che è di un’altra pasta, alla domanda: “E ora numero uno?” ha risposto: “Io lavoro per diventare il cento per cento di me stesso”. Una risposta che contiene tutta la sua cultura del lavoro, del migliorarsi, del rispetto per gli avversari che, quando vincono, sono stati più forti di lui, non più fortunati o favoriti da chissà che. Qualche settimana fa il nuovo allenatore della Roma Daniele De Rossi è stato chiamato a commentare la prima, e per ora unica, sconfitta della sua gestione, visto che durante la partita con l’Inter era stato assegnato agli avversari un gol, accompagnato dal dubbio di una posizione di fuorigioco. De Rossi, a differenza del suo predecessore Mourinho (certo non un esempio di sportività) ha risposto che lui quel gol l’avrebbe concesso. E un altro romano, l’allenatore del Cagliari Claudio Ranieri, pur combattendo per non far retrocedere la sua squadra, interpellato su un episodio arbitrale a suo sfavore, ha preferito glissare. I nostri leader di partito (non tutti, certo) e i nostri opinionisti (non tutti, certo) appena possono buttare benzina sul fuoco, non si fanno pregare, dando un pessimo esempio a chi li stima. Sotto questo punto di vista alcuni campioni dello sport svolgono una funzione politico-mediatica assai più positiva di tanti leader della scena pubblica.