Se Acca Laurenzia fa piangere, la Bolognina non ride

di Alessandro Silvestri

Parafrasando Mao Tse-tung, grande è la confusione politica sotto il cielo: la situazione è eccellente… ma manco pe’ gnente!”. Potremmo riassumere così, nell’anno ribattezzato “The election year” la situazione interna ed internazionale dove un po’ tutto il mondo sembra in preda ad una sindrome da impazzimento generale, dove la soglia del “dolore” viene spostato, ad ogni puntata di questa sorta di diabolica fiction distopica, sempre un po’ più in là. Negli USA a novembre si rischia seriamente che Donald Trump ritorni alla Casa Bianca, con sommo gaudio di Putin e di tutta l’accozzaglia populista trumpian-putiniana europea, e ne abbiamo di questi soggetti un gran numero anche da noi. In Argentina abbiamo già visto. Per fortuna almeno nella piccola Taiwan vince ancora un presidente progressista, ma senza maggioranza parlamentare in grado di fare dei 24 milioni di taiwanesi un sol uomo, nei confronti delle reiterate pretese di Xi Jinping di riunificare la Repubblica Popolare Cinese, un gigantesco mosaico geopolitico dove manca appunto una sola tesserina rappresentata dall’isola a forma di chicco di riso, divenuta nel frattempo una potenza economica proporzionalmente al pari di Giappone e Corea del Sud. Se verso la fine del 2024 la Russia vincesse la guerra contro la straordinaria resistenza Ucraina, in concomitanza con il ritorno di “The Donald” a Washington, che faranno il presidente cinese e i suoi alleati? E in Medio Oriente senza il sostegno storico degli Stati Uniti (dove il braccio di ferro in atto tra i repubblicani e Biden sta facendo segnare il passo anche sulle forniture di aiuti a Kiev) quanto tempo ci metterebbe il conflitto ad allargarsi a tutti i nemici di Israele e anche oltre? Purtroppo, questo è grossomodo lo scenario internazionale nel quale anche l’Europa si appresta a rinnovare le sue istituzioni comunitarie tra pochi mesi. Un passaggio epocale dove forse non c’è ancora l’esatta contezza sul fatto che la Ue ha urgentissimo bisogno di una poderosa messa a punto, ancor di più se i documenti circolati in questi giorni dal Bundesministerium der Verteidigung (il ministero della difesa, ndr) in Germania, hanno paventato la possibilità che Putin entro la fine dell’anno, possa estendere la guerra sul fronte ovest partendo dalle mire sul corridoio di Suwalki, che da Kalinigrad, attraverso Polonia e Repubbliche Baltiche, metterebbe (in caso di conquista) l’enclave russa in comunicazione diretta con la Bielorussia. Sembra di sognare, ma anche alcune settimane prima del 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa in Ucraina, l’intelligence militare americana aveva avvisato su quello che stava per succedere ai confini europei, ma quasi nessuno gli dette peso. Speriamo che questa volta sia solo una mossa strategica preventiva dei tedeschi con lo scopo di rafforzare i confini orientali propri e anche nostri. In questo quadro che definire allarmante è eufemistico, in Italia ci si misura con il consueto piccolo cabotaggio da bassa Repubblica, con la Meloni che gioca a tutte le ruote, specialmente in politica estera, e finirà anche per candidarsi in tutte e cinque le circoscrizioni, visto che nel suo entourage non ha nessuno in grado di sconsigliarla dal fare un errore istituzionale di questa portata. E già che di problemi con i suoi “fardelli” d’Italia ne ha già in abbondanza. Se Acca Larenzia fa piangere, la Bolognina non ride e il recente riapparire annunciato di Gentiloni sugli affari politici italiani, presuppone un “piano B” in atto per una parte certo considerevole del Pd, in bilico tra chi sta spingendo per convincere l’attuale segretaria a candidarsi alle europee e chi la frena, la sconsiglia, o addirittura manda avvertimenti di sfratto, come Michele Emiliano. Che il Nazareno si trovi in evidenti difficoltà di direzione politica, lo dimostra anche la riapparizione sulla scena di Prodi che non ha fatto mancare critiche alla segreteria, visto che per adesso le capacità di “federare” le opposizioni da parte di Elly Schlein, non si sono viste arrivare. Non solo, anche i nomi che stanno circolando per le candidature “di peso” con destinazione Bruxelles lasciano alcuni degli stessi quadri intermedi dem allibiti: “Ah beh se arrivano anche le sardine di rinforzo…”. Verrebbe quasi da tralasciare, per sconforto e disperazione, le manovre in corso per le regionali e per le città più importanti che andranno al voto a giugno. E in questo caso il sentimento di angoscia è by-partisan. Un tutti contro tutti e il contrario di tutto del genere non si era mai visto. La proverbiale confusione sotto il cielo, ma senza alcuna situazione eccellente in vista. Purtroppo per gli italiani.

Ti potrebbero interessare