di Daniele Unfer
I Dca sono la prima causa di morte tra gli adolescenti, dopo gli incidenti stradali, con un bilancio in triste ascesa: l’ultimo è di 3.780 decessi in Italia nel 2023. Dca è l’acronimo di Disturbi del Comportamento Alimentare. Sono almeno ventiduemila i pazienti, soprattutto in età evolutiva e per il 60% concentrati nel sud e nelle isole. Una la stima pesantissima che si abbatte sul mondo soprattutto giovanile. E il Governo che fa? Taglia. La manovra dei tagli colpisce ovunque, nessun comparto ne esce immune, tanto meno quelli già in situazioni difficili ove una diminuzione ulteriore dei finanziamenti può avere conseguenze ancora più gravi. Il Governo, per far quadrare i conti, ha negato il rinnovo in legge di bilancio del fondo per il contrasto dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione. Tradotto: chi soffre di anoressia, bulimia e altri Dca non avrà più sostegni adeguati. Il Fondo era stato istituito dal Governo Draghi con la legge di Bilancio per il 2022, per una dotazione di 25 milioni regolarmente ripartiti tra le Regioni. L’italica manovra appena varata dal Governo ha visto l’eliminazione del fondo ma allo stesso tempo ha trovato lo spazio per azzardati finanziamenti o altre regalie come ad esempio quello di qualche campo da golf o da tennis. Se non si interverrà per riparare il danno con finanziamenti specifici, l’attività degli operatori sanitari assunti a tempo determinato per supportare le cure sul territorio, in particolare nelle aree più carenti del Paese, sarà interrotta. I 25 milioni stanziati dal Governo Draghi non erano comunque sufficienti, rappresentavano però un tampone in una situazione che vede anche qui livelli di efficienza diversi a seconda del territorio con il sud in maggior affanno. A tal proposito l’autonomia differenziata, tanto cara al Ministro Calderoli ed alla Lega, sta in questi giorni bussando alle porte delle aule parlamentari e potrebbe gravare ulteriormente sulla differenza territoriali del Paese. Ora con l’abolizione totale del fondo si rischia di tornare drammaticamente indietro, lasciando scoperti pazienti e famiglie. Qui 25 milioni di euro avevano permesso di assumere 780 professionisti del settore, e di costruire il livello base dell’assistenza in tutta Italia, avviando programmi sia di prevenzione sia di cura, implementando i centri esistenti e mettendoli in piedi là dove non c’erano. Si stima che in Italia almeno tre milioni di persone convivano con una malattia di questo tipo e solo nel 2023 si sono registrati 1.680.456 nuovi casi. Il numero è cresciuto del 30% dopo la pandemia, quando in tutto il mondo c’è stato un incremento dei ricoveri pari al 48%. Il 2020 è stato decisivo per mettere a fuoco l’emergenza, anche perché ha visto un abbassamento dell’età di chi si ammala, che oggi inizia intorno agli 8-9 anni. La cifra messa a bilancio nel 2021 ha permesso di garantire livelli minimi di cura in ogni Regione o provincia autonoma, di investire nei sistemi di prevenzione e formazione, e di assumere personale ad hoc. Ma facciamo un passo indietro. Quando in piena campagna elettorale per le politiche del 25 settembre del 2022 lo scontro si concentrò sulla parola “devianza”. Tutto nacque da un tweet, poi rimosso, pubblicato dall’account ufficiale di Fratelli d’Italia e ripreso da un post pubblicato su Facebook sul profilo della futura Presidente del Consiglio l’anoressia, in cui l’obesità e più in generale i disturbi alimentari sono stati inseriti nell’elenco delle “devianze giovanili”. Insieme a queste anche droga, alcolismo, tabagismo, ludopatia, autolesionismo, bullismo, baby gang e hikikomori. Nella lista si mettevano, quindi, sotto lo stesso cappello comportamenti violenti e patologie. Insomma la schiena dritta del sovranismo alimentare era già alle porte per dare alla razza italica un fisico forte e agile per “combattere le devianze”. Peccato che però quando dei fondi ci sono, li cancellano con un tratto di penna. Magari di colore nero.