Sanità al capolinea. È il tempo delle scelte

di Daniele Unfer

La Fondazione GIMBE di Bologna ha lo scopo di favorire la diffusione e l’applicazione delle migliori evidenze scientifiche con attività indipendenti di ricerca. Nel suo 6° Rapporto sul Servizio Sanitario presentato al Senato nei giorni scorsi ha evidenziato come universalità, uguaglianza, equità sono valori che sono stati traditi dalle scelte politiche degli ultimi anni in tema di sanità. Interminabili tempi di attesa, affollamento dei pronto soccorso, impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa, inaccettabili diseguaglianze regionali sino alla migrazione sanitaria, impoverimento delle famiglie e rinuncia alle cure, sono gli aspetti che maggiormente caratterizzano quello che gli italiani definiscono come un servizio sanitario al capolinea. “Stiamo scivolando da un Servizio Sanitario Nazionale fondato sulla tutela di un diritto costituzionale a venti sistemi sanitari regionali regolati dalle leggi del libero mercato – ha commentato il presidente della fondazione, Carabellotta – con una frattura strutturale nord-sud che sta per essere legittimata dall’autonomia differenziata”. Il rapporto evidenzia però che vi sarebbero ampi margini di recupero potenziale sulla qualità di diversi servizi erogati dal SSN, lavorando sull’eccesso di prestazioni da medicina difensiva e domanda inappropriata, sulle conseguenze del sotto-utilizzo di prestazioni efficaci, frodi, acquisti a costi eccessivi, complessità amministrative, inadeguato coordinamento dell’assistenza tra ospedale e territorio. Ciò richiederebbe una profonda riorganizzazione del SSN, formazione per gli operatori e informazione ai pazienti su quali esami diagnostici e terapie siano i più appropriati. La Fondazione invoca un patto sociale e politico che, scevro da ideologie partitiche, rilanci quel modello di sanità pubblica, equa e universalistica, pilastro della nostra democrazia, conquista sociale irrinunciabile e grande leva per lo sviluppo economico del Paese.

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