Quando i media e gli psichiatri “vip” diventano disumani

di Nautilus

Siamo sempre più portati ad indignarci per ogni evento, pur minimo, che non ci piace. Un andazzo che finisce per abbassare la soglia per quel che vale impegnare la nostra rabbia. Per esempio c’è una storia che è passata abbastanza inosservata e che invece merita sorpresa e denuncia perché coinvolge due ambiti decisivi per la convivenza: la civiltà dei media e degli intellettuali che presiedono ambiti delicati. Alcuni giornali hanno diffuso il video nel quale – sette mesi fa – i genitori del giovane Filippo Turetta (l’assassino di Giulia Cecchettin) si trovarono per la prima volta a parlare col proprio figlio. Un colloquio, legittimamente filmato in segreto dagli inquirenti per carpire qualche elemento. Il padre, addolorato e stravolto, sapendo di non parlare in pubblico, aveva cercato qualche parola per confortare un ragazzo che aveva spento la vita di una splendida ragazza, al tempo stesso rovinando la sua stessa esistenza. Per sette mesi quel video è rimasto dove doveva restare. In un cassetto della Procura. La messa in onda di quel privatissimo, straziante colloquio non rispondeva ad alcuna logica se non quella del puro voyeurismo. Soprattutto sulla Rete sono piovute critiche aspre ai giornali, che hanno pensato bene di “coprirsi”, intervistando lo psichiatra Paolo Crepet e lo psicoanalista junghiano Luigi Zoja, che hanno “condannato” le espressioni usate dal padre e hanno suggerito le parole che, a loro parere, sarebbe stato giusto pronunciare in carcere. Si tratta di due medici che dovrebbero maneggiare sensibilità, sfumature, sapere che un padre nel segreto di un colloquio privato può arrivare a dire qualunque cosa ad un figlio, per alleviare l’angoscia, per provare a salvare il salvabile. E invece i due psicologi si sono lasciati andare a espressioni di condanna, nella sostanza disumane, con l’aggravante che Crepet è arrivato persino a “giustificare” la pubblicazione del video. La complessità della vita, dell’anima, il dolore, la fragilità, gli errori meritano rispetto. È triste constatare come i media e i soliti famosi si arrendano a tutto ciò che si può vendere. Come se stessimo sempre al supermercato.

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