Pride. Scardina, lotta per diritti deve essere di tutti, contro clima oscurantista della destra

“Il pride è un occasione preziosa per promuovere in tutto il paese, durante i mesi di giugno e di luglio, la cultura della tolleranza, dell’uguaglianza e della parità tra esseri umani. Senza questi principi, di cui il pride è storico rappresentante, non è possibile parlare di diritti civili e sociali.
Certo, rispetto al punto di partenza, i Moti di Stonewall di fine anni ’60, la protesta che durò più giorni e che diede voce al bisogno della comunità LGBT statunitense e mondiale, di prendersi spazio e di urlare la propria dignità, stufa dei soprusi, delle violenze, del silenzio e dell’omertà della società in generale che aveva scelto di ignorarla, passi avanti ne sono stati fatti. Proprio per questo, con il trascorrere degli anni, in tutta Italia e in Europa, il pride è diventato un momento di solidarietà per tutte quelle comunità che lottano per affermare i propri diritti e, in alcuni casi, la propria esistenza, che si tratti di italiani, stranieri, uomini, donne, giovani, anziani o diversamente abili, con l’obiettivo di sensibilizzare sulla necessità di rispettare e difendere tutti, senza alcuna distinzione. Un obiettivo nobile che va a coinvolgere ed unire tutti i cittadini.
Unire non dividere. A maggior ragione oggi, con un governo che mette costantemente in discussione le conquiste ottenute; basti pensare a tutte quelle tutele, su cui si basa il nostro vivere civile, e che vengono quotidianamente erose da provvedimenti iniqui e ingiusti, o all’autonomia differenziata, strumento in grado di spaccare una repubblica faticosamente messa insieme. Oggi, caro concittadino, potrebbe non interessarti perché non ti senti toccato personalmente, ma domani? Potresti scoprire che per colpa del tuo reddito, della tua provenienza o della tua condizione sociale godrai di servizi minori o ne sarai completamente privo.
Ragion per cui è proprio su ciò che ci lega che dobbiamo lavorare. D’altronde cosa c’è di più unitario di lottare per l’uguaglianza, la dignità umana, la libertà di pensiero, di parola, di religione, di associazione, di movimento e di giustizia, peraltro tutti punti riconosciuti come fondamentali per l’essere umano, perché proteggono chiunque da discriminazioni, abusi e soprusi, assicurando a ciascuno la partecipazione attiva alla vita democratica della società?

Eppure c’è chi, come la giunta della regione Lazio di Francesco Rocca, decide di revocare, all’improvviso, forse perché folgorato sulla via di Damasco, il patrocinio alla sfilata di Roma del 10 giugno, vuoi per aver firmato un documento senza nemmeno averlo letto (ops!), vuoi perché cooptata dal governo nazionale (doppio ops!), avviando una polemica del tutto pretestuosa sull’utero in affitto.
Intendiamoci, quest’ultima è una tematica senz’altro difficile da affrontare, delicata, che coinvolge il sentimento di ognuno e su cui credo sarebbe opportuno lasciare libertà di coscienza. Ma ridurre, schizofrenicamente, ad un solo, unico, passaggio bollando, per sineddoche, di “comportamenti illegali” l’intero manifesto, è strumentale per non dire ridicolo. Suvvia, chi ha memoria, giustamente, si interroga su altri passaggi politici ben più eticamente discutibili: da chi aveva case in centro a Roma, vista Colosseo, senza saperlo a coloro che, ben 314 deputati, oggi maggioranza parlamentare, la notte del 27 maggio 2010 votarono convintamente, senza saperne niente, con addirittura Giorgia Meloni e Ignazio La Russa in piedi perché non c’erano scranni a disposizione, che una giovane ragazza fosse realmente, almeno per una notte, la nipote del capo di stato egiziano!
Nonostante le polemiche di alcuni è evidente, allora, che il pride sia un’occasione per ritrovarsi, uniti, sotto il cappello della costituzione repubblicana, per affermare che la lotta per i diritti civili coinvolge l’intera collettività e che proprio per questo è necessario il contributo quotidiano di tutti, indipendentemente dalle singole convinzioni personali. In fin dei conti “più per qualcuno non significa meno per altri”! Così in una nota il responsabile diritti civili e sociali del Psi, Alex Scardina.

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