di Andrea Follini
I Presidenti di Regione di Sicilia e Calabria cadono dal pero. Nessuno li aveva preavvisati dello spostamento di 1,6 miliardi di euro, distraendoli dal fondo di sviluppo e coesione 2021-2027 in capo alle due regioni, trasferendoli nelle voci di bilancio destinate alla realizzazione del Ponte sullo Stretto. Salvini ha colto l’attimo, allo scopo di far quadrare i già difficili conti dell’opera ed intestarsi l’avvio dei lavori, previsti per la prossima estate. Probabilmente Schifani ed Occhiuto, entrambi dello stesso schieramento politico del Governo, avevano in mente una cifra assai più simbolica, quel tanto che potesse giustificare una condivisione del futuro (ma ancora incerto) successo. Ma mentre Schifani alza la voce e non nasconde la sua rabbia, arrivando a minacciare le proprie dimissioni in caso di mancata rivalutazione della scelta, è stata invece inizialmente completamente assente la voce calabrese, zerbinata sulla decisione ministeriale, quasi la scelta salviniana fosse irrilevante. Solo dopo qualche giorno, forse perché scosso dal torpore ad opera dei compagni di partito, il Presidente della regione Calabria ha fatto anche di peggio, dichiarando alla stampa che la scelta del Governo va nella direzione giusta e che, a fronte di questo “prelievo”, il Governo compenserà con altri fondi le necessità della regione in tema di mobilità. Parole che non possono che lasciare sbigottiti. Perché il fondo ha lo scopo di superare il differenziale sociale di regioni che, rispetto al resto del Paese, si trovano socialmente più in difficoltà. Servono ad attuare politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali, sia all’interno della regione che rispetto alle altre regioni. Come può essere quindi che il Presidente della Regione Calabria, con tanta facilità, ceda a questo scippo? Non è forse la Regione Calabria in grave e perenne difficoltà rispetto a questi problemi? E allora la differenza di reazione tra i due presidenti, appare ancora più equivoca, e bene hanno fatto le opposizioni locali alle due giunte a mettere in luce questi diversi atteggiamenti, dopo aver gridato al furto. Opposizioni che parlano di un disegno leghista per distrarre fondi al sud. Rispetto all’operazione si parla infatti di scippo del Governo ai danni dei cittadini siciliani e calabresi. E giustamente. Perché quei fondi avrebbero dovuto essere utilizzati per opere attese da molto tempo, sia nell’isola che in Calabria, legate alla mobilità ed alla viabilità ma anche per interventi mirati a recuperare un abisso di differenza con il resto del Paese in campo sanitario. Pare significativo comunque che, a progetto esecutivo non ancora approvato, il Governo cerchi di recuperare risorse laddove possibile, anche a discapito di amministrazioni “amiche” e ci si chiede cosa succederà qualora i lavori, se avviati, dovessero richiedere un incremento di risorse. Perché è chiaro come il sole che questa scelta diventa un precedente e ci si chiede se siciliani e calabresi saranno sempre disponibili a cedere al ricatto. Che il Governo sulla questione Ponte stia navigando a vista appare ormai in tutta evidenza, e questa è una condizione che, per un’opera strategica di questa portata, non è certo un buon punto di partenza. Troppa indeterminatezza economica potrebbe portare anche le stesse aziende impegnate nella realizzazione della progettazione prima e nella costruzione poi, a tutelarsi con previsioni di spesa al rialzo, ingenerando un processo per nulla virtuoso. Ecco perché il segnale lanciato da Salvini è pericoloso. Come pericolosa è la mancata trasparenza nei rapporti tra le istituzioni, che con questa presa di posizione unidirezionale si è palesata con chiarezza, che dovrebbe invece essere alla base della co-gestione di un processo così importante non solo per il sud Italia ma per tutto il Paese. Sempre che, come abbiamo più volte denunciato, l’obiettivo non sia quello della concretezza, bensì di una continua corsa all’annuncio, al fine di raggranellare un po’ più di consenso e che, se così fosse, sarebbe l’ennesimo schiaffo a quelle terre e a quei cittadini che da troppo tempo aspettano di sentire la presenza di uno Stato moderno ed efficiente. Perché in fondo – come sempre abbiamo ribadito dalle pagine di questo giornale, dove il tema lo abbiamo affrontato senza preclusioni aprioristiche o no ideologici – il Ponte questo rappresenterebbe: un cambio di passo epocale dell’attenzione del Governo centrale per Sicilia e Calabria e per tutto il mezzogiorno. Ma se si comincia così…