di Giada Fazzalari
Un’estate politica di cui resta molta fuffa e poca sostanza. Eventi e siparietti che a guardarli sembrano più una soap opera che un governo che si possa definire serio. Lo scoop: Arianna Meloni e ‘Lollo’ si sono lasciati. E con la loro storia è finito anche il buonsenso di molti giornali e tv che, per giorni, non hanno parlato d’altro, facendo carta straccia di criteri come notiziabilità e rilevanza delle notizie. Ma le boutade agostane non si sono limitate a questo: Tajani, attivissimo in agosto, che promette barricate sullo Ius Scholae, salvo fare una clamorosa marcia indietro. E ancora scintille sull’Autonomia e l’estate che, si sa, a Salvini non ha mai portato bene. Già, perché chi lo ha salvato alle europee, il generale da mezzo milione di voti, ora pare voler fare un altro partito in stile cavallo di troia: mollando Salvini e rubando la fiamma a Giorgia, con tutto l’armamentario ideologico. E ancora, nomine, balneari e complotti. Eppure, molto presto, il governo si troverà ad affrontare una manovra di bilancio particolarmente critica, perché in essa si concentrerà la somma di vari problemi. Innanzitutto la necessità di rientrare rapidamente dal record di 7,5% circa nel rapporto deficit Pil attuale, sotto il tetto del 3% previsto dal patto di stabilità: si stima che serviranno 10 mld di euro. In più, per coprire le promesse elettorali già fatte (taglio del cuneo fiscale, rinnovo dei contratti pubblici scaduti e altre misure come la Zes) c’è bisogno di altri 20 mld. Una montagna di risorse, 30 mld, che il governo deve obbligatoriamente destinare al rientro nei parametri europei da un lato e alle stellari promesse elettorali dall’altro. E lo farà scegliendo una delle due strade: tagliando le spese e gli investimenti (infrastrutture, sanità e funzioni pubbliche primarie) oppure alzando le tasse cosa che Meloni si era impegna a non fare. Entrambe, obbligate, saranno dannose per il Paese. Sintomo di un governo che ha nell’incompetenza, mista a propaganda, la sua cifra. E intanto Meloni convoca vertici, controvertici e vertici fuffa. Niente di serio, insomma. Come le storie d’amore d’estate. Peccato però, che ad aspettarci ci sia un autunno caldissimo.