di Nautilus
Dunque, una sera di un anno fa, alla Festa dell’Unità di Ravenna Pierluigi Bersani, commentando il libro del generale Vannacci, pronunciò queste parole: “Quando leggi quelle robe lì pensi: sciogliamo l’Esercito e le istituzioni, facciamo un grandissimo bar, il bar Italia. Mi resta una domanda: se in quel bar lì è possibile dare dell’anormale a un omosessuale, è possibile dare del coglione a un generale?“. Il generale aveva querelato Bersani per quelle parole, tra l’altro espressione di un “mero sentito dire, senza conoscere effettivamente il pensiero del querelante”. Il pubblico ministero ha chiesto per Bersani un decreto penale di condanna: una multa che l’imputato può accettare di pagare, per chiudere, evitando così di andare a processo. Bersani però, ha spiegato di voler andare fino in fondo, rilanciando: “La mia domanda, ancorché in forma scherzosa e non diretta a offendere Vannacci, resta sostanziale: se cioè qualcuno, per di più con le stellette, possa definire anormali degli esseri umani, racchiusi in una categoria, senza che questo venga considerato quantomeno un insulto”. Il generale Vannacci, da diversi mesi, sta sdoganando la minoranza reazionaria, che da decenni mugugna in silenzio senza trovare politici che rilanciano quei pensieri oggettivamente reazionari. Un militare ha il dovere di rispettare tutta intera la Costituzione e la ricca legislazione vigente, che non lasciano spazi a discriminazioni di nessun tipo e anzi chi le esprime, viene condannato in tribunale. In questo e su tutto il resto Bersani ha largamente ragione. Ha voluto aver ancora più ragione, dando sia pure indirettamente, del “coglione” a Vannacci. Se sdoganassimo l’idea che sia giusto insultare chiunque non la pensi come noi, dovremmo consentire che la scena pubblica sia attraversata da ossessi che quotidianamente si danno del “coglione” o della “troia”. Bersani era stato duro ma non sgarbato con Vannacci ma ora rivendica l’epiteto. Chiunque facesse lo stesso, è come se rinunciasse a contestare gli avversari con argomenti anche durissimi. A cominciare dal più elementare: caro generale sei un reazionario, liberati delle tue fobie. Odiose e, guarda un po’, incostituzionali.