Nencini scrive a Casellati, Del Turco è in fin di vita, serve subito un atto di civiltà.

La lettera di Riccardo Nencini alla Presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati.

Signora presidente,

Mi rivolgo a lei perché valuti, con la sua sensibilità e la sua competenza giuridica, dall’alto dello scranno che occupa, la condizione in cui versa Ottaviano Del Turco.
Del Turco è profondamente malato. Ha un cancro che lo devasta, il parkinson e l’alzheimer lo hanno da tempo privato di una vita dignitosa. Vive affacciato sul baratro, non riconosce nemmeno i suoi familiari.
La privazione del vitalizio, alla luce della sua condizione, complica le possibilità di curarlo come si deve, come dovrebbe spettare a qualsiasi persona che giace in un letto senza speranza. Un diritto per quanto gli resta da vivere.
Non giudico le sentenze. Tuttavia, da una valanga di accuse, tutte gravissime, è rimasto in piedi un solo capo d’imputazione. Presso la Cassazione pende la richiesta di revisione del processo. Dubito che Del Turco potrà conoscerne l’esito.
Quel che serve è un atto di pietà. Immediato, generoso, efficace. Un gesto di civiltà, umana e giuridica. Che ripristini lo stato di diritto, che invochi normalità anche per chi ha fatto la sua scelta di vita dedicandosi interamente al sindacato e alla politica.
Signora Presidente, conosco la sua sensibilità, conosco e apprezzo le sue radici culturali e politiche, conosco l’autonomia di cui va fiera nel governo del Senato della Repubblica. Lei ha il potere di rovesciare un’ingiustizia in un atto di umanità.

Con i miei saluti più cari

Riccardo Nencini

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