Nell’efficiente Veneto, anche il medico di famiglia a pagamento

di Pietro Lotto

Medici di medicina generale, a pagamento. È la nuova puntata della fiction sulla tanto sbandierata efficiente sanità veneta, sempre più spostata verso il privato e, quindi, verso i servizi a pagamento. E se di soldi in tasca non ne hai, pazienza: puoi sempre serviti della sanità pubblica, dove si investe sempre meno e dove il caos regna sovrano. Cittadini di serie A e di serie B, a seconda del reddito. Basti pensare ai tempi lunghi che devi affrontare per una visita specialistica nella sanità pubblica, frutto anche della continua riduzione della sanità territoriale diffusa. Dopo aver visto i contratti con le cooperative di medici per rimpinguare le carenze dei sanitari nei pronto soccorso ed in diversi reparti, assistiamo in Veneto a questa novità, legata alla carenza di medici di famiglia, stimata dall’ordine dei medici nella misura del 30%, con una situazione che tenderà in futuro a diventare ancora più seria, stante il mancato turnover con i medici andati in pensione. E molti cittadini già oggi sono privi del medico di base. Il tentativo di dirottare verso la sanità privata i pazienti anche per questo servizio essenziale, non è nuova in Veneto, con esperienze di questo tipo già avviate negli ultimi due anni. Nel 2022, subito dopo la pandemia, alcuni centri di medicina privata l’avevano proposta ai propri pazienti, ma la cosa aveva destato un clamore contenuto. Ora il rilancio nel padovano di questo tipo di servizio, annunciato con un importante battage pubblicitario, ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica il problema del numero insufficiente dei medici, caricati di sempre più pazienti, con la conseguenza di un servizio sempre meno di qualità. Perché è chiaro che se per contattare il tuo medico o fissare con lui un appuntamento, devi rimanere ore al telefono di una linea sempre occupata, oppure se non ha più spazio per te nella lunga lista delle visite giornaliere, ti restano solo due strade: o andare ad intasare il pronto soccorso oppure mettere mano al portafogli e fruire di questo rapido e puntuale servizio. Siamo di fronte quindi a persone in situazioni di fragilità legate al loro stato di salute che diventano strumento di profitto d’impresa. C’è da interrogarsi davvero se sia questa la sanità che vogliamo. Non è mancata la voce dell’Ordine dei Medici e dei sindacati di categoria che, denunciando la situazione di grave difficoltà anche per gli stessi medici, non vedono di buon occhio le lusinghe economiche della sanità privata, chiedendo di rivedere al rialzo i compensi per i medici della sanità pubblica e rimpinguando il numero dei sanitari da indirizzare verso questo servizio. Nell’attesa che la Regione Veneto si convinca della necessità di cambiare rotta, continueremo a denunciare questa situazione, chiedendo un maggiore rispetto per il valore della sanità pubblica ed universale, senza smettere di coinvolgere i cittadini in manifestazioni di civile dissenso.

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