di Giada Fazzalari
Natale senza pace. E senza scampo. Non c’è pace sul fronte, a Gaza, dove la catastrofe umanitaria, drammatica e violenta, costringe i civili allo stremo: senza acqua, cibo, elettricità, in uno scenario di distruzione, dove la libertà è un miraggio e la morte invade ogni angolo di un lembo di terra diventato un carcere a cielo aperto. Non c’è pace in Iran, dove torture, maltrattamenti e la sistematica violazione dei diritti umani riduce donne e uomini in una condizione di permanente schiavitù. E non c’è pace in quella guerra nel cuore dell’Europa, in Ucraina, dove è stato leso il principio della sovranità di uno Stato. Come nelle 59 guerre che oggi si combattono nel mondo, molte di queste non hanno nemmeno il diritto di cronaca. Non c’è più pace in questa società fatta della somma di tanti individualismi: la guerra contro i poveri, contro gli ultimi e i diseredati, più strisciante e afona, ma violenta e feroce: due milioni e mezzo di persone rinunciano a curarsi, sei milioni di italiani vivono in condizione di povertà ed esclusione sociale. E contro queste offensive terribili si erge la disarmata difesa del Natale, il giorno della nascita della speranza. E’ anche il giorno in cui vide la luce l’Avanti!, 127 anni fa. Le buone novelle hanno bisogno di apostoli: nell’alba della cristianità come nella più recente alba del riscatto socialista dei lavoratori. Socialismo e cristianesimo che si ‘incontrano’ in quel senso di giustizia umana per gli ultimi dei più fragili. Un socialismo umanitario che oggi torna ad avere un significato profondo e che è l’unica bussola che dovrebbe animare le coscienze. Non si arrestano, dunque, le nostre tastiere e non cessa il nostro atto di libertà e di resistenza, che è quello di tenere accesa quella voce che dà voce al silenzio. Una voce libera, di sinistra, socialista: Buon compleanno, Avanti!