di Francesco Bragagni
A cento giorni di distanza dalle tragiche giornate del 16 e 17 maggio, in cui l’alluvione devastò molti Comuni dell’Emilia-Romagna, nei territori non vi è ancora traccia dei soldi che il Governo Meloni ha promesso a famiglie e imprese. E’ importante partire da questo dato, incontrovertibile, e più volte denunciato in primis dagli amministratori locali delle zone colpite, per comprendere la sciagurata condotta dell’Esecutivo nella gestione di quello che è stato recentemente classificato come il terzo evento più catastrofico a livello mondiale del 2023. Al netto degli iperbolici impegni messi su carta dalla Premier, ma che sulla carta al momento rimangono, solo gli enti locali e la Regione per ora hanno anticipato milioni di euro per poter permettere agli emiliani-romagnoli di mettere a frutto quella intensa voglia di ripartire, di riappropriarsi delle proprie case, aziende e luoghi di aggregazione con cui hanno commosso l’Italia, l’Europa e il mondo. I burdèl de paciug, i moderni angeli del fango, accorsi per liberare abitazioni ove ogni bene primario era stato deturpato, oltre a restituire a molti quella fiducia nelle giovani generazioni che spesso la vulgata generale definisce disimpegnate, inani, svogliate e poco propense ad occuparsi del bene comune, avevano dato l’illusione di una ripartenza rapida, mentre imprenditori, agricoltori e datori di lavoro, oltre a tanti privati cittadini, anticipavano con risorse proprie la ricostruzione, con la sicurezza che lo Stato avrebbe fatto il suo dovere, cioè quello di tutelare coloro che hanno visto la propria vita, le proprie abitudini, il proprio lavoro, sconvolti dall’oggi al domani. La decisione, gravemente tardiva, di nominare il Generale Francesco Figliuolo come Commissario per le zone colpite, seppur con il riconoscimento dei meriti e delle capacità personali di chi ha saputo affrontare con efficacia l’emergenza Covid, rappresenta tutta l’improvvisazione di questo Governo, sia per aver assegnato al Generale una delega che sta mostrando profondi limiti, a causa del modello di lavoro scelto, sia per averlo lasciato senza risorse. L’inaccettabile inerzia dell’Esecutivo, già denunciata sulle colonne dell’Avanti! della domenica, ci rimanda ai tempi cupi della ricostruzione post terremoto dell’Irpinia, in cui ritardi, abusi e speculazioni furono evidenziati con grande durezza dall’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che si scagliò contro i responsabili dell’inaccettabile stato di abbandono vissuto dagli abitanti delle zone coinvolte. Il triste richiamo non appaia eccessivo: chi vive tra Faenza, Forlì, Sant’Agata sul Santerno, solo per citare i Comuni più drammaticamente colpiti, si trova alle prese non solo con l’incertezza del proprio futuro, con l’impotenza derivata dalla impossibilità di poter mettere a frutto il proprio impegno, ma anche con il timore che, con l’arrivo della stagione autunnale, le condizioni climatiche possano avversare la ricostruzione. Un dramma che ha visto la risposta confusionaria ed inopinatamente durissima della Presidente del Consiglio, che dalla masseria pugliese ove trascorre le vacanze, appare più occupata a screditare il Presidente regionale Bonaccini, che si era limitato ad esporre le incontrovertibili criticità, che ad operare rapidamente per l’erogazione di aiuti concreti, evidentemente più occupata a pensare di spianare la strada al proprio candidato alle future elezioni regionali che all’avvenire di quelle persone che più volte ha vanamente rassicurato, a cominciare dalla passerella che svolse nei primi giorni post alluvione, senza mai più ritornare sul territorio. Fortunatamente, anche grazie a questo giornale e ai tanti media e, perché no, ai vituperati social network, l’attenzione sul tema è rimasta alta, come dimostrano le tantissime reazioni al video con cui alcuni abitanti di Fontanelice hanno rivolto un accorato appello, mostrando la strada franata che, oltre a condurre al paese, collega la Provincia di Ravenna con i territori del bolognese. Ci auguriamo quindi, sempre con minore fiducia purtroppo, che l’attuale Governo cessi immediatamente di utilizzare questa immane sciagura per una polemica politica fuori luogo e fuori posto, smettendo di nascondere le proprie responsabilità dietro quelle altrui e ricordandosi di rappresentare quello Stato italiano che tante volte è stato messo a dura prova dalle tragedie naturali ma che ha sempre saputo, seppur a volte con difficoltà, permettere a chi aveva perso la propria casa e i propri familiari, di ricominciare a guardare con speranza nel futuro.