Matteotti, l’uomo del secolo

di Giada Fazzalari

Cento anni dal sacrificio di un uomo, dalla nascita di un simbolo. E da una lezione che, dopo un secolo, si dimostra di un’attualità inquietante. Giacomo Matteotti, che ergeva la sua lucida razionalità, l’indomita passione, l’impronta riformista, la postura civile, il metodo rigoroso contro il populismo, la demagogia e la violenza del fascismo che aveva intravisto prima degli altri, indica oggi una strada, uno stile, un’etica. Nei confronti di quel “pellegrino del nulla”, come fu definito da Antonio Gramsci, avversato da tutti, ostile ai comunisti, non amato neppure da molti suoi compagni di partito, odiato dai fascisti tanto da non provocarne soltanto l’assassinio, ma da accanirsi sul corpo senza pace, vilipeso, per mortificarne la memoria, abbiamo tutti noi un debito storico, quello di riconoscere e coltivare il valore, socialista nella sua essenza più profonda, del senso di giustizia – e del coraggio – che un uomo di quarant’anni pagò nel momento più alto del suo impegno politico.
Le coscienze civili d’Italia e d’Europa hanno bisogno di una scossa profonda, e di rendersi conto che quanto è successo cento anni fa potrebbe accadere nuovamente, sotto altre forme. La dimostrazione che l’antifascismo è un atto di militanza e di resistenza che si pratica ogni giorno.
Il martirio di Matteotti potrebbe sembrare vano, perchè seppure scosse il fascismo, non valse a fermarlo. Questo, però, vale, in fondo, per tutti i martiri: il valore del loro sacrificio non è nell’effetto immediato dello spargimento del loro sangue, ma nel frutto che dal quel sangue germoglia nel tempo. Ecco perchè la lezione di Matteotti è attuale, e fa di lui il vero uomo del secolo, l’anti M (che Scurati nel suo magistrale lavoro attribuì a Mussolini), del nostro tempo e ne facciamo la nostra bandiera: quella della libertà e del diritto a vivere senza paura. La passione per la democrazia e la libertà si perde giorno per giorno. Per questo va coltivata, curata, difesa. Ecco il senso della dell’eredità di Giacomo Matteotti.

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