La democrazia come esercito di libertà

di Enzo Maraio

Le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pronunciate nel discorso di fine anno, risuonano ancora forti: rimettono al centro il valore della Costituzione e la necessità di non violarne la sua perfezione. Ha sottolineato l’importanza dei diritti, spiegando che la nostra Carta usa il verbo “riconoscere”: non lo dice esplicitamente, ma quando parla di anziani, migranti, studenti, usa quel vocabolario che usiamo noi da mesi per rivendicare la scarsa attenzione verso fasce deboli del Paese, sempre più ostaggio di una destra lontana dalle vere emergenze dell’Italia: debito pubblico altissimo, diseguaglianze che aumentano, crescita in stallo, l’architettura dello Stato da modernizzare. Mattarella parla della mancanza strumenti di tutela alle “tante persone che vivono una condizione di estrema vulnerabilità e fragilità”: è il segnale più alto che il Capo dello Stato rimette al centro del dibattito, che fa da monito verso quella politica che non si occupa degli ultimi, in una Italia sbilanciata, indietro rispetto all’Europa, che barcolla nelle periferie delle sue città, dove c’è la necessità di dare corpo a quei valori necessari che non si alimentano della “cultura dello scarto”, come l’ha definita Papa Francesco. Quindi periferie sociale, più che fisiche, dove c’è una forbice che si allarga sempre di più tra lavoratori, territori, regioni, tra Nord e Sud. Periferie che questa destra sposta ai margini, con le sue politiche miopi, capaci di soddisfare lobby di potere, costruire consenso accentrando il potere, distruggere il “nemico” sottraendogli agibilità politica. Non vanno sottovalutate le parole del Capo dello Stato, quando parla di “esercizio del diritto di voto” un “voto libero” che sia all’altezza di decide davvero le sorti del Paese. Parole che noi consideriamo il pilastro di un paese liberale: quello di mettere mano a una nuova legge elettorale che consenta ai cittadini di poter scegliere con il proprio voto i rappresentanti al Parlamento. Una battaglia necessaria, che noi abbiamo intrapreso, e che dovremo portare in dote in questo nuovo anno per rimettere al centro quella democrazia che è fatta di esercizio di libertà. Per la destra è giunta l’ora di un bilancio onesto sull’anno al governo del Paese, per la sinistra di recuperare credibilità dall’opposizione con parole, proposte e battaglie chiare. Intanto, ancora una volta, grazie Presidente.

 

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