di Giada Fazzalari
L’ondata di destra è arrivata in tutta Europa, un fenomeno che si è ormai consolidato negli ultimi anni e che, alle ultime elezioni europee, è arrivato con una tale forza da rappresentare un rischio per la tenuta di quello spirito di solidarietà che dovrebbe caratterizzare l’azione dell’Unione. Una marea nazionalista ed eurofobica rappresentata, ad esempio, dal successo francese di Le Pen e dei neonazisti tedeschi. Un fatto dirompente – che ha coinvolto soprattutto Francia, Germania, Italia ma non solo – che però non modificherà la maggioranza europeista che, seppure indebolita, a Strasburgo resiste ancora. Sta alle forze democratiche difendere quel processo di costruzione del progetto di integrazione europeo che non si è ancora compiuto. Dell’Europa che verrà, qui in Italia, le forze politiche che si sono candidate a guidare l’Europa, hanno preferito non parlare a fondo. La campagna elettorale è stata caratterizzata da una guerra di slogan, poco spazio ai programmi, un sondaggio sulla premier e sulla maggioranza, una corsa all’affermazione delle leadership nel campo di governo e in quello dell’opposizione, una polarizzazione dello scontro che, però, non porterà di fatto ad un netto bipolarismo: la destra dispone di una coalizione, l’opposizione di centrosinistra, no. Guardando ai prossimi appuntamenti – le elezioni politiche non sembrano una questione di cui ci occuperemo a breve termine – appare necessario che le forze di opposizione costruiscano una seria e solida alternativa di governo. Il tempo c’è e l’urgenza del momento imporrebbe responsabilità (i consensi dei partiti della maggioranza si sommano, quelli dell’opposizione, no. Se si andasse oggi al voto il risultato sarebbe scontato). Serve dunque una proposta politica che sia adeguata al momento storico difficile, animato da guerre e minacciato da un progetto di disgregazione dell’Unione che oggi Putin interpreta a pieno e che domani potrebbe vedere protagonista Trump e coinvolgere quelle forze antidemocratiche che hanno interesse a rendere debole l’Unione: nella sua democrazia, nella sua capacità produttiva, nella sua economia e, infine, nei suoi valori fondanti. Serve intanto un confronto sulle soluzioni e serve capire come rispondere a quei bisogni che la destra ha saputo interpretare non solo in Italia ma ovunque in Europa. Interpretare il malessere, la paura del futuro, il senso di fragilità diffusa che ha prodotto il risultato dirompente alle europee. Stati Uniti d’Europa era nata con questi scopi. E in controtendenza con altre forze politiche, ha raccontato una idea di Europa e raramente è scesa nel dibattito italiano spesso intriso di ideologia e slogan acchiappavoti. E nonostante, per un soffio, non abbia prodotto i risultati sperati, ha riacceso in molti la ragione della lotta politica nel nome di un progetto. Una buona ragione per non disperderlo, in termini di consenso (42 mila voti al segretario del Psi Maraio sono un segnale di vitalità fortissimo) ma soprattutto in termini di idee.