Europee. Tutti giocano coi numeri ma la questione si fa seria

di Andrea Follini

Tanti, decisamente troppi. Così numerosi da incidere in ogni analisi possibile su questo voto per il rinnovo del Parlamento europeo, ma anche per il Consiglio regionale del Piemonte e di quasi la metà dei consigli comunali italiani. 48,31% (complessivo dei votanti italiani, in patria ed all’estero) è il dato, che supera quella soglia anche psicologica del 50%, già sufficiente per dire che un elettore su due ha ritenuto non importante esprimere il suo pensiero. Votare non è solo un diritto, ma un dovere civico, come recita la nostra Costituzione. Ma da tanto tempo, in Italia, il dovere è solo uno stato d’animo. Il valore resta però preoccupante, indice di una disaffezione alla politica importante, come se, nello stesso tempo, ciò che la politica decide non interessasse la sfera della quotidianità di chi decide di non votare e come se comunque il sentimento dilagante fosse l’indifferenza: “non mi riguarda” e “non me ne frega” sono due brutte bestie, le prime mine alla democrazia. Non si può liquidare la faccenda con la sola constatazione di questo dato di fatto. Forse si dovrebbero lanciare delle proposte, anche legislative, perché il diritto al voto torni ad essere davvero un dovere. Alla fin fine quindi metà degli italiani aventi diritto di voto, hanno deciso per tutti come doveva essere rappresentato il nostro Paese nella istituzione più direttamente democratica dell’Unione europea qual’è il Parlamento di Strasburgo, indicando i nomi dei settantasei parlamentari di estrazione italiana. Confermando l’onda nera delle elezioni politiche di un anno e mezzo fa, Fratelli d’Italia ha raccolto il 28,76% dei consensi (occuperà in Europa 24 seggi), aumentando il valore percentuale dei voti ma diminuendo in modo significativo (settecentomila circa) il numero degli stessi. Il successo personale delle preferenze a Giorgia Meloni (inutili, visto che era ben chiaro che la premier non sarebbe certo andata in Europa) ha confermato l’intenzione di trasformare per FdI questo appuntamento elettorale in un referendum sulla Presidente del Consiglio. Forza Italia (9 seggi) che supera la Lega (8 seggi) è l’altro dato evidente di queste elezioni (9,59% FI e 8,98% la Lega) come il consenso raccolto da Alleanza Verdi e Sinistra (6 seggi), cui non solo la candidatura Salis ha impresso un significativo balzo in avanti, ma probabilmente anche il ritorno di qualche voto grillino. Come analogamente è probabilmente successo per il Partito Democratico (21 seggi), che ha raccolto il 24,11% dei consensi, aumentando il proprio appeal nell’elettorato di centro sinistra e riducendo la forbice che lo distanzia da Fratelli d’Italia (che comunque, sempre abissale è, trattandosi di più di un milione di voti). Va riconosciuta a Giuseppe Conte la chiarezza nel discorso post voto circa il risultato conseguito, giudicato “deludente”; aver raggiunto il 9,98% è un tonfo incredibile per il Movimento (8 seggi), i cui fondatori Beppe Grillo e la Casaleggio&co già invitano l’avvocato ad andarsene. Fin qui le forze che hanno eletto. Nel lungo elenco delle liste che non hanno superato lo scoglio dello sbarramento del 4%, primeggia Stati Uniti d’Europa. Gli 882.346 voti raccolti (con il risultato eccezionale del segretario psi Maraio che raccoglie nella circoscrizione meridionale 41,951 voti di preferenza) non sono stati sufficienti (3,77%) per eleggere rappresentanti di questa lista, che ha il priogramma già inserito nel nome,; forse la più europeista tra le compagini presenti, ma sicuramente quella i cui candidati più degli altri competitor hanno indicato cosa fosse necessario per l’Europa, piuttosto che concentrarsi, come hanno fatto quasi tutti gli altri, su questioni interne italiane o, come in altri moltissimi casi, non aprendo proprio bocca per non rendere manifesto l’imbarazzo. Assieme ad Azione (3,35%) la cui corsa solitaria è frutto della folle scientificità del suo ideatore, la Lista Stati Uniti d’Europa era vocata a raccogliere il consenso riformista, socialista e liberale del Paese: esercizio che si è tradotto numericamente in un nulla di fatto, non avvicinandosi nemmeno alla somma algebrica (esercizio invero di per sé sempre sbagliato, ma a volte significativo) dei consensi ricevuti alle politiche dalle singole forze che la compongono. Nel complesso, in questa elezione europea svoltasi con il criterio proporzionale, sonon2.640.164 gli elettori che non avranno rappresentanza, perché votanti per liste che non hanno superato lo sbarramento. L’11,28%. Altro dato sul quale sarebbe bene riflettere. Come una riflessione generale tutte le forze del centrosinistra dovrebbero fare, meglio se assieme, per individuare una strategia vincente, che freni la corsa senza controllo della destra nel Paese e anche nell’Ue.

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