di Enzo Maraio
Non è andata, per un soffio, come avevamo auspicato alla vigilia. Ma la strada percorsa era quella giusta per un motivo semplice: perché era necessaria. L’idea, il progetto, lo sguardo verso l’Europa del futuro, continuano ad essere urgenti e lo saranno nei prossimi anni. Non ha pagato il poco tempo a disposizione per far comprendere il valore di questo progetto politico, è vero. Ma continuare a far viaggiare con le nostre gambe la suggestione degli Stati Uniti d’Europa, quanto questo ideale sia necessario per rafforzare l’Unione e quanto sia giusto farlo in questo momento storico, dove i valori delle democrazie sono messi a repentaglio dalle spinte nazionaliste, resta una priorità. Con una guerra drammatica nel cuore dell’Europa e con le conseguenti economie in bilico, pensare di essere autosufficienti è folle ed irresponsabile. Ora il lavoro fatto fin qui deve necessariamente aprirsi a una prospettiva nuova. L’impegno dei nostri candidati, dei dirigenti del Partito e dei militanti, di tanti compagne e compagni nei territori, non può e non deve essere disperso. Anzi, lo capitalizzeremo perché è un terreno solido sul quale ora si può costruire. A partire anche dall’esperienza dei consiglieri comunali e sindaci che in molti comuni italiani abbiamo eletto, a mani nude, in autonomia, senza nasconderci dietro simboli diversi dal nostro. C’è una fetta di elettorato che ha scelto di percorrere con noi questo viaggio ed è a queste persone che bisogna guardare. Siamo dentro ad un’area che tiene insieme il mondo moderato, riformista, liberale, cattolico. Un’area che ha scelto di opporsi al governo. Si sono avvicinati anche compagne e compagni che avevano intrapreso altre strade, credendo nella forza che questo progetto esprime. E i socialisti italiani contribuiranno, già dalle prossime settimane, a rilanciare, ripensare ed innovare questo progetto riformista. Ci lavoreremo non in maniera astratta, ma concreta, guardando alle necessità dei territori, che sono la nostra forza. Avendo ben chiaro il nostro ancoraggio al centrosinistra – i fatti hanno dimostrato che non c’è spazio per un terzo polo – che è la casa naturale del Psi. Ora rimbocchiamoci le maniche, niente autoreferenzialità, dobbiamo allungare il passo sul centrodestra. E soprattutto mettiamo in campo il nostro impegno per dare un approdo a quella parte di Paese riformista che vuole contare.