di Stefano Amoroso
In Italia abbiamo gl’insegnanti peggio pagati d’Europa in termini di salario reale. Mentre le donne continuano ad essere discriminate, in termini sia di salario che di carriera, rispetto ai loro colleghi maschi. A parità di competenze, infatti, vengono pagate mediamente il 58% in meno rispetto ai colleghi di sesso maschile. Sono i dati diffusi dall’Ocse, tra i temi del confronto “Salari, occupazione ed economia”, che si è tenuto alla Festa dell’Avanti a Bologna. Giada Fazzalari, direttrice di questo giornale, ha messo in fila i temi al centro del dibattito: lavoro povero – sono 3 milioni i lavoratori poveri, e morti sul lavoro. Lì sono state richiamate parole del Presidente Mattarella quando ha affermato che “i morti sul lavoro sono un peso sulla coscienza del Paese”. Se, nel 2023, ritenevamo eccessiva una media di 3 morti sul lavoro al giorno, nel 2024 siamo avviati a superare quella cifra. Quali sono le cause di questi mali che hanno radici antiche, ma che recentemente sembrano riacutizzarsi?- Secondo Arturo Scotto, capogruppo PD in Commissione Lavoro alla Camera, è necessario parlare di una “pandemia”, essendo oltre i confini dell’emergenza. “Il sistema si basa su bassi salari, poca sicurezza, e nessuna innovazione di processo o prodotto. La conseguenza, quasi inevitabile, è il lavoro povero ed un elevato numero di morti sul lavoro. Tragedie come quella di Brandizzo, dove 5 operai furono travolti ed uccisi da un treno mentre lavoravano, in totale assenza della più elementare sicurezza, sarebbero state evitabili, se solo si fosse investito sulle tecnologie di sicurezza”. Tuttavia, secondo Scotto “sbagliamo a colpevolizzare il settore privato: infatti, sulle 4 tragedie sul lavoro più gravi degli ultimi anni, 3 hanno coinvolto aziende partecipate dallo Stato. È la PA, dunque, la prima a disinvestire dalla sicurezza ed a generare le condizioni perché avvengano le tragedie”. È solo un problema di salari e di mancati investimenti, oppure c’è anche una carenza di controlli? Il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova, non ha dubbi: “investire su controlli più capillari ed efficaci avrebbe un effetto senz’altro positivo”. Il parlamentare liberal rifiuta di pensare che la colpa sia del libero mercato. Anzi, dice, “nei Paesi dove la competizione è più seria e serrata, il fenomeno delle morti sul lavoro è molto meno diffuso che in Italia. Tuttavia, se non si fanno controlli, allora può capitare quello che è successo nel cantiere Esselunga a Firenze, dove 4 dei 5 operai deceduti, si è scoperto poi, avevano dei contratti da florovivaisti e non avevano fatto i corsi di formazione adeguati al lavoro effettivo”. Come migliorare la situazione? A proporre una possibile strategia è Simone Gamberini, presidente di Legacoop. L’imprenditore ha ricordato come, in tanti settori, “le nostre imprese, a causa della competizione internazionale, siano state spinte verso le fasi produttive meno remunerative ed a più alta intensità del lavoro, rendendo così quasi inevitabile fare ricorso a lavoratori precari, mal pagati e poco tutelati sotto ogni punto di vista, inclusa la sicurezza. Questo avviene soprattutto presso le aziende partecipate dallo Stato e, purtroppo, negli appalti pubblici, visto che la PA può spendere sempre meno. C’è un problema di false partite Iva, in realtà lavoro dipendente mascherato”E il Governo Meloni, cosa fa? Poco o nulla, osserva Bobo Craxi del Psi. Perfino il taglio del cuneo fiscale, presentato come grande svolta da questo esecutivo di destra, in realtà è stato molto limitato e di incerto destino, perché va rifinanziato in un clima di grave incertezza. “In realtà l’Italia paga troppi interessi sul debito, come Francia e Germania messe insieme, e spende più in interessi sul debito che per pensioni, sanità e sicurezza sul lavoro”. Ed il quadro è ancora più fosco, sottolinea opportunamente Nino Oddo, vicesegretario del Psi, se si guarda al Sud che, accanto al male atavico dell’arretratezza dell’economia, unisce emigrazione dei giovani qualificati e calo demografico che comincia a farsi sentire. Come uscirne, allora? Una soluzione potrebbe essere quella del piano Draghi che vuole creare debito comune europeo per spingere gl’investimenti e far crescere, così, il valore aggiunto e la produttività del sistema produttivo europeo. Staremo a vedere.