Le ragioni del Psi che solo gli ex capi del Pci sanno ammettere

di Nautilus

E’ un “pentimento” che si è fatto avanti gradualmente, quasi silenziosamente e senza che nessuno abbia ancora tirato le fila. Da qualche anno gli ultimi dirigenti del Pci, quelli che avversarono il Psi del nuovo corso di Craxi, uno dopo l’altro, hanno quasi tutti ammesso le ragioni dei socialisti, allora negate e contate. D’Alema e Fassino hanno criticato gli eccessi della magistratura di allora e hanno riconosciuto la natura “di sinistra” di Craxi e di quel gruppo dirigente. L’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano scrisse alla vedova Craxi una lettera aperta, ammettendo un particolare accanimento da parte dei diversi organi dello Stato. Walter Veltroni è arrivato a riconoscere le intuizioni e la grandezza politica di quel gruppo dirigente socialista. Ora si aggiunge anche Luciano Violante, che negli anni di Mani pulite fu considerato, a ragione o a torto, l’ufficiale di collegamento tra i pm e il Pci. In una intervista al “Riformista”, l’ex Presidente della Camera sostiene che la politica “dal 1992 ha rinunciato a esercitare un proprio governo dei comportamenti politici e si è sdraiata sul lettino del giurista e con Mani  Pulite, la sinistra ha confuso la questione morale e la questione giuridica. Quando Craxi disse: “Guardate che se non troviamo una soluzione politica, prevarranno l’avventurismo e la degenerazione”, aveva ragione. È quello che è avvenuto. Perché distingueva il piano politico da quello giuridico. Purtroppo nessuno di noi capì. E sappiamo tutti come è andata”. D’Alema, Veltroni, Fassino e Violante furono le punte del “nuovo corso” del Pci-Pds e da loro, solo da loro, è arrivata un’autocritica e l’ammissione dei meriti del Psi sia pure a distanza di 30 anni. A distanza di “sicurezza”. Un’analoga consapevolezza non c’è nella “nuova” sinistra, quella vasta area che va dal Pd fino ai Cinque stelle. Idem nei media, sempre così conformisti nel giudizio sul crollo della Prima Repubblica. Nel 2024 cade il trentesimo anniversario della scomparsa di Enrico Berlinguer e il centesimo di Giacomo Matteotti. Nessuno piò contestare ad un altro partito, in questo caso il Pd, di aver preferito Berlinguer a Matteotti come icona da inserire nelle proprie tessere. Ma sarà sempre tardi quando ascolteremo da quelle parti parole di verità sulla storia del socialismo italiano.

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