di Nautilus
Dicono che la politica non è fatta per lui. Dicono che è populista quanto quelli che lui bolla come tali. Dicono che ha talento, dicono che un personaggio così volubile non si era mai visto nella politica domestica da almeno 30 anni. Di Carlo Calenda dicono queste ed altre cose. I luoghi comuni, si sa, sono conformisti e pigri. Talora sono imprecisi e talora ci azzeccano. Vale pure per Calenda, ma dietro le tante apparenze, c’è altro. Si fa presto a dire che è affetto da egolatria. Se pure fosse vero, un egolatra con un minimo di senso della realtà riesce a guardare oltre il proprio naso. Nel suo caso siamo oltre. Nel 2019 Calenda è stato capolista nelle liste del Pd alle Europee, 270.980 elettori lo hanno votato e lui, dopo 2 anni, ha lasciato il gruppo Pse, senza porsi il problema dei propri elettori. Degli altri da sé. Nell’agosto del 2022, al termine di una trattativa col Pd, Calenda ha baciato Enrico Letta e la mattina dopo ha disdetto l’accordo. Senza curarsi degli altri da sé. Nel pieno della trattativa per le Europee, ad un certo punto si è rivolto ad Emma Bonino: “Come puoi accettare in lista il genero di Cuffaro?”. Era falso il presupposto, ma verrebbe da chiedere a Calenda: e allora? Marco Zambuto, per due volte eletto sindaco di Agrigento, avrà o no diritto ad essere sé stesso? Ma il punto è proprio questo. Per Carlo Calenda il rispetto per l’altro è un optional. Il problema è molto serio: per lui gli altri non esistono. Esiste solo lui, sempre pronto a bacchettare, distribuire pagelle. Ma ignorare gli altri e non “vederli” è un problema serissimo per chi fa politica, cioè la nobile arte chiamata risolvere i problemi degli altri. Perciò è ineluttabile e prima o poi Carlo Calenda lo capirà da solo: se per te gli altri non esistono, alla lunga sarai tu che non esisterai più per loro.