La marcia in più dei “resistenti” dell’attualissima Prima Repubblica

di Nautilus

Nel suo discorso di fine anno il presidente della Repubblica ha spaziato sui grandi temi della politica interna, internazionale e sociale con precisione di riferimenti ed evitando qualsiasi sovrapposizione col governo, in particolare sulle riforme istituzionali, che potrebbero investire i poteri del Capo dello Stato. Sarebbe stata fuor d’ opera qualsiasi allusione e infatti Mattarella se ne è ben guardato. Il Presidente della Repubblica conosce i fondamentali della politica, che invece sono ogni giorno dimenticati da quasi tutti i protagonisti dell’attuale scena pubblica. Con cadute imbarazzanti. A tutti i livelli. Dalla presidente del Consiglio, che inveisce contro un suo predecessore, affibbiandogli accuse del tutto infondate, fino ai parlamentari “pistoleri”, che invocano l’immunità parlamentare per opporsi alle più elementari verifiche sul suo conto.

Mattarella non è soltanto un presidente all’altezza del suo alto incarico. E’ anche una personalità che si è formata e cresciuta durante la Prima Repubblica. In quegli anni ha consumato il suo cursus honorum, è diventato per la prima volta ministro e in quegli anni è radicato il suo universo ideale. Mattarella è un presidente della Seconda Repubblica che ha trasferito nella nuova stagione le lezioni della Prima. Ma non è il solo negli anni più recenti. Si è formato ed è cresciuto in quella stagione non soltanto il predecessore di Mattarella, l’ ex presidente Giorgio Napolitano, ma anche il predecessore di Giorgia Meloni a palazzo Chigi. Mario Draghi, come è noto, si è formato ed ha acquisito incarichi di prima linea al ministero del Tesoro, a partire dagli anni Ottanta. E d’altra parte, proprio durante la stagione Draghi, la guida della Corte Costituzionale è stata nelle mani autorevoli di Giuliano Amato, che ha un cursus analogo.

La nostalgia per il bel tempo andato non c’entra nulla e neppure il nostalgismo che è una brutta bestia, a qualsiasi età. Freddamente occorre riconoscere che esistono stagioni nelle quali le regole auree della politica sono rispettate, mentre in altre sono ignorate. La controprova è davanti agli occhi: i “resistenti” della Prima Repubblica continuano ad essere i migliori.

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