Intervista a Maurizio Degl’Innocenti: «Matteotti, martire socialista della libertà. Un “vero” riformista che si sacrificò per tutti.»

Intervista di Giada Fazzalari

Professore, sono cento anni dall’assassinio del martire socialsita Giacomo Matteotti…

Sì, il 1924 sarà l’anno dedicato alle celebrazioni del centenario. Ma non possiamo trascurare i precedenti, a cominciare dalla celebrazione nel 90°, promossa dalla Camera dei deputati insieme alla Fondazione Matteotti e alla Fondazione di studi storici F. Turati. La legge 213 del 1917 trae da lì la sua origine. Il Comitato nazionale per le celebrazioni della morte di Giacomo Matteotti infine fu costituito con Decreto del Ministero per la cultura il 22 aprile 2022, con la segreteria presso la Fondazione Matteotti.

Quali iniziative intraprenderete?

«Abbiamo orientato il suo programma lungo tre direttrici: formativa, divulgativa e scientifica, come enunciato nella cerimonia alla Camera dei deputati nell’ottobre 2022. La scelta da parte del Comitato della sede parlamentare non fu casuale. Fin da subito esso intese porre l’accento sulla connessione indissolubile di Matteotti con l’istituto parlamentare. Egli, uomo di parte come segretario del Partito socialista unitario, fu personalità autorevole delle istituzioni. Le sue battaglie parlamentari e la stessa morte per mano di sicari fascisti mentre si recava alla Camera racchiusero il senso di un’intera vita politica»

Organizzerete attività di divulgazione per far conoscere il suo pensiero?

«Il Comitato nazionale si è proposto di valorizzare il concorso annuale intitolato a Matteotti, promosso dalla Fondazione di studi storici “F.Turati” e dalla Fondazione Matteotti con il Ministero della Pubblica Istruzione e del Merito, per gli istituti scolastici di secondo grado di tutta Italia (Matteotti 100 per le scuole). E’ un’iniziativa, viva e ben collaudata, improntata all’esigenza non solo di tenere viva tra i giovani la memoria di Matteotti, ma anche quella dei valori a lui riconducibili (cittadinanza attiva, inclusione e equità sociale, rispetto della persona, rigore nella gestione della cosa pubblica, impegno contro ogni tipo di violenza). In secondo luogo, ai fini di divulgazione popolare, insieme al patrocinio dei lavori teatrali, ha promosso la mostra Giacomo Matteotti. Ritratto per immagini, esposizione itinerante per varie città italiane e all’estero. Inaugurata a Palazzo San Macuto, è stata poi trasferita a Napoli e in seguito alla Reggia di Caserta. Si sposterà all’Università degli studi di Pisa e quindi in un fitto calendario in varie città italiane (da Bolzano a Ferrara) e estere (Londra, Monaco di Baviera e Madrid)»

Il mondo delle Università e delle scuole, dunque, faranno da rete?

«Sì, vi saranno momenti di approfondimento scientifico sull’epoca di Matteotti in collaborazione con Università e istituti di ricerca. Già la Fondazione di studi storici “F. Turati” aveva promosso convegni di con le Università di Bari e del Salento dedicati alla svolta periodizzante del 10 giugno 1924, nella convinzione che essa sancisse la divisione tra l’Italia fascista, maggioritaria, e quella antifascista, minoritaria e costretta ad agire nell’esilio, al confino e nelle carceri, ma tale da innervare i valori dell’antifascismo poi trasferiti nella Resistenza ai quali si ispira la carta costituzionale della Repubblica, a beneficio di tutta la comunità nazionale. Per parte sua il Comitato nazionale ha promosso i convegni su Parlamentarismo e antiparlamentarismo nel Novecento in Italia e I semi sotto la neve. Le cultura politiche in Italia negli anni Venti del ‘900, entrambi con l’Università Suor Orsola Benincasa; e Woman in Europe in the early 20th century (internazionale) con l’Università statale di Milano. Con l’Università degli studi di Padova promuoverà il convegno di studi su Il delitto politico tra le due guerre. Numerosi altri appuntamenti ci attendono nel corso del 2024 e 2025»

Matteotti viene definito un socialista riformista. Ma non le sembra che questo termine, ‘riformismo’, sia stato un po’ abusato?

«La parola riformismo, un tempo aborrita, è oggi inflazionata. Nel linguaggio comune per riforma si intende qualsiasi modifica a ciò che è vigente, anche di modesta entità. Qualora per riformismo si intenda invece un indirizzo culturale e politico che interviene sugli strati profondi della società, allora la risposta è che il riformista è tale nell’epoca sua, imponendosi rigore e competenza, senza cedimenti alla retorica e alle strumentalizzazioni. Con coraggio e senza mascheramenti. E’ un problema di formazione della classe dirigente e al tempo stesso di educazione/partecipazione della comunità nazionale. Una sfida molto ardua da affrontare»

Lei è d’accordo con la narrazione di una sorta di ritorno al fascismo?

«Rispetto all’epoca di Matteotti lo scenario nazionale e internazionale è profondamente cambiato. I conti con il fascismo, la cui nascita si legava alle conseguenze della prima guerra mondiale, si chiusero con gli esiti della seconda. Matteotti fu il martire della libertà liberatrice: se vogliamo, il suo fu il sacrificio per tutti, divenne il riscatto della comunità nazionale sollecitata ad agire e pensare in modo conforme. La Carta costituzionale ne è, deve essere, fonte di ispirazione e garanzia, per tutti, a difesa di tutti gli spazi, vecchi e nuovi di libertà e democrazia, che non sono acquisiti per sempre e richiedono un esercizio costante e rigoroso»

Maurizio Degl’Innocenti

Presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni della morte di Giacomo Matteotti, Presidente della Fondazione di studi storici “F. Turati”

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