La corsa del Segretario del psi alle Europee. Maraio:«La responsabilità di esserci»

Intervista di Carlo Pecoraro

La scorsa settimana il segretario nazionale del Psi, Enzo Maraio, proprio dalle colonne di questo giornale, aveva spiegato che era necessario rafforzare quell’asse progressista e socialista europeo, rinsaldando alleanze con le forze moderate. Una necessità contro l’avanzata della destra estrema che secondo gli ultimi sondaggi è in crescita anche in Europa.

Segretario, hai deciso di correre alle elezioni europee?

«L’impegno politico impone responsabilità. E ci sono momenti in cui è necessario capire che bisogna metterci la faccia. Soprattutto quando, come ora, i valori fondanti dell’Unione sono messi a rischio da un’onda nera, reazionaria e sovranista, che la sinistra, indebolita, non è riuscire ad arginare. Ciascuno ha il dovere di esserci»

In che modo metterai a disposizione il tuo impegno in questa partita?

«Il sogno di un’Europa unita, dove la diversità è un valore e la libertà una conquista quotidiana, non può andare in frantumi. Turati aveva immaginato gli Stati Uniti d’Europa e lì c’è tutto il senso dell’impegno che ogni forza democratica deve perseguire. Una difesa e un esercito comuni, la costruzione di una politica fiscale che renda l’Europa meno austera e più solidale, e una politica estera più incisiva. Sull’invasione russa in Ucraina e sui massacro dei civili palestinesi nel conflitto in Medio Oriente, l’Europa è stata assente»

In questi giorni hai parlato di un Pd assente e ancora troppo autoreferenziale…

«Senza giri di parole: il Partito Democratico ha peccato di autosufficienza e ha rinunciato al ruolo di federatore dei parti alleati, un atteggiamento che la coalizione di centrosinistra ha pagato alle urne. Un esempio su tutti: gli elettori si ritrovano a fare i conti con coalizioni diverse nello stesso territorio come è accaduto, di recente, in Friuli Venezia Giulia, dove tra le regionali e le comunali di Udine, avevamo due schieramenti diversi. Questo getta discredito sul nostro campo e sfiducia negli elettori. Mi auguro che il Pd possa recuperare quel senso di generosità che spetta al partito di maggioranza relativa di una coalizione che deve essere la più ampia e plurale possibile. E che possa contenere le migliori tradizioni che hanno animato tutto il corso del secolo scorso. E’ la sola unica strada che abbiamo per mettere in piedi un’opposizione intransigente e intelligente»

Cosa intendi dire?

«La contrapposizione a questo esecutivo non può essere l’unica cifra comune alle forze che si oppongono ad esso. Altrimenti offriremo al governo Meloni la più solida garanzia di longevità»


Proprio su questo punto, qualche mese fa, scrivesti una lettera ai segretari di partito…

«In quella lettera facevo appello ai leader delle forze democratiche e riformiste chiedendo la disponibilità a incontrarsi per costruire una coalizione seria, partendo dal nazionale per poi declinarla nei territori. Un modo per orientare i nostri amministratori, i nostri dirigenti locali, che si sentono spesso marginalizzati rispetto a quello che viene deciso a Roma. In primavera si voterà, oltre che alle europee, anche in circa 4000 comuni. E per farci trovare pronti abbiamo bisogno di guadagnare credibilità»


Campo giusto, campo largo. Segretario come si costruisce la coalizione?

«Solo con unità di intenti sui temi. In Italia due milioni e mezzo di persone rinunciano a curarsi, le liste d’attesa sono infinite, la sanità è allo sbando e non tutti possono ricorrere alle prestazioni private. Quasi sei milioni di persone vivono in condizioni di povertà e esclusione sociale. Che sinistra è se non si mette d’accordo sulle soluzioni possibili per andare incontro alle persone più fragili?»

Avete lanciato una campagna di raccolta firme attorno a cinque petizioni…

«Partiremo proprio da quelle petizioni per spiegare ai cittadini qual è la nostra idea di società. No alla sanità privata, una riforma seria della legge elettorale con il ritorno alle preferenze che consenta ai cittadini di scegliersi finalmente i propri parlamentari, così come accade in tutte le competizioni elettorali, comprese le europee; e ancora, una transizione ecologica sostenibile, un lavoro dignitoso per tutti, un’istruzione pubblica che riporti al centro il merito»

E porterete queste proposte alle altre forze politiche del vostro campo?

»Siamo tutti consapevoli che è necessario costruire alleanze per superare la soglia di sbarramento al 4% e dunque, su queste cinque proposte, verificheremo le alleanze possibili. Chi ci sta a modificare la legge elettorale? Chi è pronto a una sfida eco-socialista? Chi vuole combattere con noi per la scuola, la sanità, il lavoro? Sulla condivisione di queste proposte verificheremo le alleanze possibili. Ma bisogna iniziare subito, altrimenti rischiamo di consegnare l’Europa all’ultradestra»

Una destra che in Italia sta dando già segnali chiari. Come l’idea di dare vita al premierato.

«Che è una cosa diversa dal presidenzialismo sul cui progetto il partito di Giorgia Meloni aveva chiesto i voti degli italiani. In pratica significa davvero concentrare ancora di più nelle mani di pochi il potere. E poi, cosa che è passata sottotraccia, in questa riforma sgangherata sul premierato che Giorgia Meloni ha messo in campo con il suo governo, c’è una norma che dice che chiunque vinca, al di là della modalità di voto, prende il 55 per cento. C’è solo un precedente in Italia, si chiama Legge Acerbo del 1924 e ricordiamo chi portò al potere e per quanto tempo non si votò più. Il governo Meloni intende indebolire inoltre il ruolo del parlamento e del Capo dello Stato: non dobbiamo consentirlo»

Ma è anche una destra che sta smantellando lo stato sociale.

«Nell’ultima manovra i tagli alla sanità pubblica gridano vendetta. Ma possiamo andare oltre: dall’abolizione del reddito di cittadinanza al golpe sul salario minimo. Questo è un governo che destina sempre meno fondi, ad esempio, al lavoro, con i giovani schiacciati da una pressione fiscale assurda. Ma è anche un governo che contrariamente al dibattito che c’è da anni sull’abbattimento dell’Iva sui prodotti per le donne, come gli assorbenti, e sui prodotti per l’infanzia, invece che cosa fa? Aumenta le tasse. Ed è il primo Governo guidato da una donna. Insomma, di misure del genere e sulla gestione familistica del potere, in poco tempo Giorgia Meloni ha saputo dimostrare di essere il contrario di quello che ha sempre rivendicato. Accumulando bugie sopra bugie, alle quali è arrivato il momento di porre un argine serio»

Ma è anche una destra che sta spaccando il Paese in due. Penso alla riforma sull’autonomia differenziata e alle Zes unica per il Sud.

«Due follie. Il progetto del ministro Calderoli è molto pericoloso, perché con l’autonomia differenziata si vuole rompere e superare quella coesione territoriale sulla quale abbiamo costruito il nostro Paese. Se questo poi si accompagna al progetto di introduzione del “premierato”, si finisce per minare a fondo l’assetto istituzionale e democratico unitario del Paese. Ma il vero scopo di questo progetto si intuisce facilmente: regioni più ricche potranno permettersi di pagare di più i medici, i professori. Si chiamano “contratti integrativi regionali”. Ma lo stesso non potrà accadere nelle regioni più povere, che saranno destinate a soccombere. L’altra follia è le Zes unica per il Sud. In partica Giorgia Meloni sta cercando di commissariare l’intero Mezzogiorno. L’obiettivo è quello di concentrare a Roma le decisioni importanti senza che nella Capitale ci sia qualcuno che abbia una visione strategica dello sviluppo locale. Insomma, se si dovesse procedere in tal senso, per avviare molte attività nel settore terziario, da Napoli in giù, tutto dovrà passare dalla cabina di regia a palazzo Chigi e dal ministro Fitto che ha la delega al Sud. Un accentramento di potere pericolosissimo.»

C’è chi ferma i treni con una telefonata. C’è chi viene identificato all’urlo “Viva l’Italia antifascista” e c’è chi, in Spagna, alleato di Giorgia Meloni, evoca Piazzale Loreto per Pedro Sanchez. Segretario cosa sta succedendo?

«Succede esattamente quello che avevamo immaginato: la destra infrange tutte le regole democratiche senza che la premier dica nulla. Anzi, li osanna con l’invito ufficiale ad Abascal ad Atreju. Un esercizio dell’autorità che inizia a fare spavento. Perché quando si viene identificati dalla Digos per aver gridato “Viva l’Italia antifascista” e non il contrario, è un segnale gravissimo che dovrebbe spaventare tutti. Per non parlare delle cose scritte dal generale Roberto Vannacci nel suo libro e diventate immediatamente manifesto della destra. E ora, pare, sia anche il candidato della Lega alle europee»

Come sarà il percorso del Segretario del Psi verso le europee?

«Non sarà un percorso facile ma noi socialisti abbiamo dalla nostra un’idea di futuro, una visione di società, le idee. La nostra forza è tutta qui»

 

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