di Andrea Follini
Troppe problematiche di difficile soluzione si palesano da tempo davanti ad i nostri occhi, ma nessuno sembra in grado di prendersene a cuore la definizione; o, peggio ancora, nessuno sembra in grado di vederle. A voler fare una estrema sintesi di quanto emerso dal 57esimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese prodotto dal Centro studi investimenti sociali (Censis), potremmo usare queste parole, che paiono per nulla lusinghiere ed in fondo, davvero preoccupanti. Una fotografia per alcuni versi desolante, messa in risalto della nitidezza dei dati. Ciò di cui non ci stiamo rendendo conto è che, con questo trend, l’Italia nel 2050, cioè tra ventisette anni, avrà perso 4,5 milioni di cittadini residenti: come veder sparire Roma e Milano. Avremo una diminuzione di 9,1 milioni di persone con meno di 65 anni ed un contestuale aumento di 4,6 milioni di persone dai 65 anni in su. I dati dicono anche che nel medesimo orizzonte temporale ci saranno circa 8 milioni di persone in età attiva in meno, con l’evidente conseguenza di una diminuzione significativa della forza lavoro del Paese e l’accrescimento dell’impoverimento. Già questi dati dovrebbero essere in grado, da soli, di far comprendere l’esigenza di politiche attive che vadano verso un freno della diminuzione demografica ed una rivalutazione dei flussi migratori. Ma così non sembra essere. L’indagine fa anche emergere delle concause all’assopimento generale, presente con evidenza non solo nell’ambito decisionale dei palazzi romani, ma ampliamente diffuso nella mentalità generalista degli italiani; privi ormai di una marcata identità politica, il 56% di essi è convinto di contare poco nella società (il dato aumenta al 61% se si prendono a campione solo i giovani). Giovani ed adulti paiono accomunati da un profondo senso di impotenza visto che il 60% si ritiene insicuro a causa delle continue crisi, con un 80% di italiani che ritiene il Paese in costante ed irrimediabile declino. Impauriti da un clima impazzito (84%), spaventati da una incipiente povertà diffusa che avrà come conseguenza un aumento della violenza (73,4%), il 53,1% degli italiani è spaventato che il pesante debito pubblico ingeneri il collasso finanziario dello Stato. Anche sul fronte sanitario, la percezione degli italiani rispetto al futuro non è rosea, se il 69,2% di essi pensa che la sanità pubblica non sarà più universale e gratuita e tanta gente smetterà di curarsi. Un futuro quindi per nulla roseo, e su questo ci si aspetterebbe una mobilitazione generale al fine di ricercare delle soluzioni per prevenire queste situazioni, visto che sono così precisamente prospettate. Ma ciò che emerge dal rapporto è che sembra che gli italiani (compresa la classe dirigente) preferisca non affrontare tutti questi problemi; anzi, finga proprio che non sia necessario occuparsene, facendoli sparire dall’agenda collettiva del Paese.