Kissinger, i fantasmi di Moro e Allende

di Lorenzo Cinquepalmi

La dipartita di Herr Heinz Alfred Kissinger, noto come Henry, sta provocando l’abituale profluvio di coccodrilli indulgenti, in ossequio al precetto “de mortuis nihil nisi bonum”. Eredi di Turati nella fascinazione per l’eresia, ci pare di doverne sottrarre il ricordo al rituale del compianto bonario. Kissinger è stato una figura centrale della politica americana pur non avendo mai partecipato a un’elezione in vita sua. Il suo ruolo tecnocratico, di consigliere esperto, di gran commis, di snodo tra il governo del suo paese e la geopolitica mondiale, ha dissimulato il suo compito più autentico di garante delle più potenti lobbies economiche americane e, dunque, mondiali. Nei suoi ruoli di governo, chiamato da amministrazioni conservatrici, ha tenacemente difeso gli interessi del potere economico radicato nel capitalismo statunitense, mostrando spregiudicatezza e cinismo pari, se non superiori, alla sua indiscutibile intelligenza, alle sue capacità di stabilire e coltivare relazioni, alla sua indubbia preparazione tecnica. Il suo feretro, tuttavia, sarà accompagnato da molti fantasmi di persone che da quella spregiudicatezza e da quel cinismo hanno avuto il destino segnato in modo letale. Due di essi ci sono più vicini di altri: Salvador Allende e Aldo Moro. Il ruolo di Kissinger nella feroce ostilità americana verso Allende, culminata nel colpo di stato del settembre 1973, è cosa nota e assodata, al punto da essere stata oggetto di iniziative della magistratura francese nel 2001. Gli è anche stato, fondatamente, attribuito un ruolo attivo sia nell’assassinio del generale cileno Renè Schneider, inaccettabilmente fermo nella lealtà costituzionale al presidente Allende, sia nell’eliminazione, prima politica e poi fisica, dell’altro generale lealista cileno Carlos Prats, succeduto a Scheider e fatto saltare in aria pochi giorni dopo il golpe. Altrettanto verificato, grazie alle testimonianze rese nei processi a carico dei brigatisti rossi da stretti collaboratori e dalla stessa moglie di Aldo Moro, l’impegno di Kissinger per contrastare la “politica dell’attenzione” che Moro andava elaborando verso le forze di sinistra italiane e, in particolare, verso il partito comunista. Un contrasto spinto fino alla minaccia diretta, rivolta a Moro da Kissinger in occasione di un loro incontro a New York nel settembre del 1974: “o smette di fare queste cose o la pagherà cara. Veda lei come la vuole intendere.”. Le testimonianze raccolte nel processo hanno gettato una luce sinistra sul coinvolgimento, nel sequestro e nell’uccisione di Moro, di organizzazioni che con l’eversione rossa e con i suoi obbiettivi ideologici non avevano nulla a che fare. E se è vero che nel 1978, quando Moro viene rapito, Kissinger non aveva più un ruolo formale nella nuova amministrazione guidata da Jimmy Carter, i giornali americani hanno ricordato, nei giorni scorsi, come la transizione presidenziale da Ford a Carter sia stata caratterizzata da un elevato grado di continuità, soprattutto nella politica estera costruita nel decennio kissingeriano. Del resto, la particolare natura del ruolo che Kissinger si era costruito nella politica e nell’amministrazione americana, in quello che si usa definire deep state, attraverso governi di diverso orientamento politico, impone di credere che i suoi progetti non potessero evaporare con la fine del suo ruolo formale. Le analisi più convincenti sulla sua figura, oggi, dopo la sua morte, sono quelle che lo qualificano come l’esponente più in vista di quel sistema di potere che esprime le politiche della maggiore potenza mondiale indipendentemente dal mandato elettorale che i cittadini affidano al presidente. Può sembrare complottistico, ma si tratta di un uomo che ha conservato un’interlocuzione privilegiata con tutti i potenti del mondo, nella politica, nell’economia, nella finanza, nella guerra, per più di mezzo secolo. È dunque morto un uomo eccezionale, per certi versi geniale, ma del tutto privo di ideali e di confini morali. Francamente, l’umanità non ha perso nulla.

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