Intervista a Vittorio Pavoncello:« La Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo entri nello statuto dei partiti»

Intervista di Giada Fazzalari

La Dichiarazione Universale dei diritti umani ha compiuto, il 10 dicembre scorso, 75 anni. Fu adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1948 a Parigi. Oggi c’è chi propone di inserirla per legge negli statuti dei partiti politici. L’idea è di Vittorio Pavoncello, registra e scrittore, che, insieme ad altri promotori dell’iniziativa, tra i quali Alberto Aghemo, presidente della Fondazione Matteotti e Direttore della rivista Tempo Presente, ha presentato la proposta giorni fa alla Camera. Un’idea che di questi tempi, mentre in alcune parti del mondo i diritti umani non esistono più, risulta quantomeno ambiziosa.

Come è nata questa idea?

«L’idea pone le sue basi in un terreno dal quale è germinata. Nel corso degli anni ho sempre celebrato il 10 dicembre, giorno nel quale, nel 1948, fu depositata all’ONU la Dichiarazione Universale dei diritti dell’umanità. La Carta si deve all’impegno di Eleanor Roosevelt, moglie di Franklin Delano Roosevelt, il Presidente che condusse le forze alleate durante la guerra al nazifascismo. Eleanor fu sopranominata non tanto “first lady d’America” quanto la “first lady del mondo”, proprio per questo grande impegno che culminò in un principio, che è quello del riconoscimento dell’essere umano in quanto tale. Purtroppo, sebbene la Dichiarazione fu approvata a stragrande maggioranza dagli Stati, alcuni di essi, anche importanti, non la firmarono subito. Quel muro che fu alzato all’epoca, permane anche oggi, con esiti che purtroppo sono visibili ai nostri giorni. Perché quella disapprovazione di allora ha fatto sì che, nel tempo, si potessero mettere in discussione i diritti fondamentali dell’essere umano: non dimentichiamo che viviamo in un’epoca che è uscita dalla Shoah e che ha riconosciuto il reato di genocidio e di crimini contro l’umanità. Io credo che non sia una situazione di guerra a rendere i 30 principi importanti, ma la loro applicazione in tempo di pace, che ovunque si tenta di abolire»

Umanità senza diritti” è il libro con il quale ha avanzato questa proposta…

«Sì, è una scelta di informazione e operatività, raccoglie alcuni scritti a più voci, sulla necessità di far prevalere i diritti dell’essere umano, in un’epoca in cui guerre, cambiamenti climatici, genetica e Intelligenza Artificiale, stanno cambiando la percezione di noi stessi. Il libro è uno strumento per coadiuvare la proposta di legge».

Una proposta del genere sembra stridere con i tempi; i diritti umani sono negati in molte parti del mondo: Medio Oriente, in Siria, Ucraina, Iran in testa…

«È proprio questo aspetto stridente che la rende necessaria. Ideologie e riserve da parte delle religioni ci sono state fin dalla nascita della Dichiarazione, ed oggi, sono diventate più politicizzate e violente. La proposta, per il momento, vuole rivolgersi all’Italia, poi se si potrà estendere anche agli altri Paesi, ben venga. Chi vuol fare politica oggi e per il futuro, dovrebbe avere bene chiari e prevedere, nel proprio Statuto e nella propria mission, quei 30 punti della Dichiarazione universale».

I due parlamentari Roberto Morassut e Francesco Verducci si sono impegnati a presentare questa proposta di legge alla Camera e al Senato. Riusciranno a mettere tutti d’accordo?

«Sicuramente non sarà un cammino facile, ma la proposta vuole rendere più incisiva una Dichiarazione che è depositata presso l’ONU e che riguarda tutta l’umanità. Non si tratta di essere a favore della NATO o di schierarsi da qualche parte contro un’altra parte. Ritengo che non volersi riconoscere come esseri umani è sicuramente qualcosa che non può essere messo in discussione da nessuna forza politica».

Cosa si aspetta dai partiti?

«Dai partiti già esistenti mi aspetto che aderiscano e votino la legge. E mi aspetto che la rendano obbligatoria, per legge, a chiunque voglia intraprendere un percorso politico oggi: che abbia ben chiaro il concetto del rispetto per l’essere umano, espresso lucidamente nella carta del 1948. Per quanto riguarda l’esito, non sono un politico, ma le rispondo come un politico: la proposta sarà approvata, e per questo “ci stiamo lavorando”».

Qual è la parte che dei 30 articoli è la più significativa e che i partiti dovrebbero fare propria?

«Non ne ho uno in particolare, i princìpi espressi nella Dichiarazione universale dei diritti dell’umanità sono tutti importanti. Mi ha però colpito molto un passaggio contenuto nel preambolo della Carta: “la Dichiarazione universale dei diritti dell’umanità vuole la libertà dal timore”. Ecco, essere e cercare di essere liberi dal timore, dalla paura, mi sembra un punto che merita riflessioni e azioni non ancora praticate».

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