Intervista a Enzo Maraio: «Una stagione di unità nel centrosinistra. Basta divisioni, ora tracciare un percorso comune»

Intervista di Andrea Follini

Si è da poco conclusa la stagione elettorale con le elezioni europee e le amministrative che hanno coinvolto quasi la metà dei comuni italiani, tra i quali importanti città capoluogo di regione. Guardando alle prossime sfide, e sulla base delle coordinate decise dagli italiani con le urne, facciamo un’analisi del voto, necessaria ora per tacciare una nuova rotta.

 Segretario Maraio, all’ultimo turno di ballottaggio il centrosinistra ha vinto in modo netto, specialmente nelle grandi città. Che segnale è?

«I risultati delle amministrative ci consentono di guardare con più speranza al futuro e di lavorare con una maggiore credibilità al percorso che ci porta alle altre importanti elezioni regionali e che ci separa dalla scadenza della legislatura. È un primo segnale che i cittadini hanno inviato al governo Meloni: non si fidano della deriva autoritaria del premierato, rifiutano un Paese a due velocità tracciato con il disegno secessionista dell’autonomia differenziata e soprattutto hanno preferito alle forze antisistema, il buongoverno delle città.»

Un’opposizione più salda è stata premiata nelle urne?

«È paradossale come fino ad ora l’opposizione più credibile al Governo Meloni si sia mossa all’interno della maggioranza stessa. Io intravedo adesso l’inizio di una stagione di unità e collaborazione nel centrosinistra. È esattamente il messaggio arrivato dalle urne: serve che le forze democratiche e riformiste traccino un percorso comune, rinunciando alle divisioni che negli anni hanno creato solo danni.»

E i socialisti?

«Eleggiamo una nuova pattuglia di amministratori e sindaci nella gran parte delle città al voto, compresi i capoluoghi di regione e grandi città. Da Bari a Campobasso, dove non eleggevamo un consigliere socialista da più di vent’anni, a Pesaro a Potenza e non solo. Il partito cresce grazie alle nuove energie e agli amministratori che lavorano con passione nelle proprie città, insieme all’esperienza di chi ha voglia di tornare»

A cosa ti riferisci?

«L’entusiasmo che abbiamo registrato durante l’ultima campagna elettorale ha fatto sì che molti compagni che non avevano più la tessera ritrovassero nello spirito unitario per la battaglia europea, la ragione per tornare ad impegnarsi nel partito. Un patrimonio che non va disperso e anzi va incentivato e sostenuto.»

A proposito, che idea di Europa si va profilando?

 «I risultati europei ci consegnano una prospettiva che sostanzialmente sembra portare alla conferma della “maggioranza Ursula”. Ma nel Parlamento europeo oggi c’è una netta divisione fra chi sostiene l’Europa dei singoli Stati e chi vuole l’Europa Federalista.»

 Sul fronte interno, si è tenuta una riunione della segreteria nazionale del partito per tracciare un bilancio. Cosa ne è uscito?

«Le elezioni europee ci confermano un dato innanzitutto. Non esiste, nel Paese, un’area riformista organizzata. Eppure l’urgenza e la ‘richiesta’ da parte degli elettori è così evidente che sarebbe colpevole ignorarla. Anzi, abbiamo il dovere di trasformarla in opportunità, mettendo però dei paletti.»

Quali?

«Innanzitutto bisogna sottrarsi alla dialettica della contrapposizione, uscendo dalla logica dei nomi e dei personalismi, che gli elettori hanno bocciato alle urne. La storia ci insegna che gli italiani si ‘innamorano’ di questo o quel leader ma poi cambiano idea. L’elettorato è fluido e i cittadini preferiscono la serietà di chi dà delle risposte concrete ai problemi con cui si scontrano ogni giorno: dalle bollette, al lavoro che non c’è, all’insicurezza sul futuro, all’impossibilità di molti di potersi curare»

E poi?

«Per noi socialisti non è all’orizzonte nessuna ipotesi ‘Terzopolista’. Una stagione archiviata che è del tutto incompatibile con la nostra storia; noi continuiamo a coltivare le nostre idee in autonomia politica e con un ancoraggio saldo al centrosinistra, dove siamo sempre stati. Gli italiani hanno dato anche un altro segnale non trascurabile…»

 Di cosa si tratta?

«L’elettorato si è polarizzato in un certo senso. Ha scelto l’aggregazione degli schieramenti. Vuole sapere da che parte sei. Non ci si può permettere di non scegliere da quale parte del campo stare. Non funziona la logica del posizionarsi al centro guardando a destra ma senza andare a destra; o rivolgersi nel campo dell’opposizione senza stare a sinistra. Il riformismo è un’altra cosa: è una scelta gradualista ma netta, oggetto di aspirazione di molti, ma riconoscibile, nei principi e nella storia.»

 Quindi all’opposizione al governo in modo convinto.

 «Sì, ma dopo la protesta, bisogna fare la proposta. Dopo la ‘bulimia’ delle dichiarazioni forti, arriva la fase in cui la destra di governo sarà giudicata, nella seconda parte della legislatura, dalla sua capacità di rispondere al malessere delle persone. Ma la sinistra non può aspettare alla finestra. Deve riporre spada ed elmetto e cominciare a confrontarsi sulle soluzioni alla frustrazione dell’incertezza del futuro e alla fragilità che ne deriva. E diventare così alternativa di governo, sapendo che l’esecutivo Meloni sarà chiamato a trovare almeno 30 miliardi che servono al Paese per garantire i servizi necessari.»

Su cosa batteranno il chiodo i socialisti?

 «Saremo lì dove albergano le diseguaglianze e lavoreremo per dare un contributo di idee per fare ciò che c’è di più nobile e utile per una sinistra che si dice riformista: aiutare le persone ad emanciparsi dal bisogno. Intanto una conferenza sul tema delle riforme istituzionali che si svolgerà a Napoli il 13 luglio prossimo: l’autonomia differenziata fa dei principi infissi nella Costituzione carta straccia ed il premierato, nelle condizioni attuali, è l’anticamera autoritarista che piace al governo Meloni. Un pericolo che dobbiamo evitare.»

 Sono in agenda altre proposte?

 «In Italia due milioni e mezzo di persone rinunciano a curarsi. La sanità è sempre più privata, le liste d’attesa accorciano l’orizzonte di vita. La sanità pubblica non è più in grado di fornire quel servizio universale che i socialisti hanno disegnato nel secolo scorso. Questa è una barbarie. Con la salute non si deve scherzare. È invece necessario sul tema pianificare, perché siamo già in evidente ritardo. Il segnale d’allarme è suonato da un pezzo, e questo governo continua a mettere toppe. Ecco perché pensiamo sia necessaria una forte mobilitazione di popolo, e chiederemo a tutti di promuovere una campagna con i Comitati per la salute pubblica e gratuita per tutti, soprattutto per le fasce deboli.»

Le riforme sono temi sui quali ci sarà anche tempo tutta l’estate per approfondire, in attesa della ripresa dei lavori dopo la pausa estiva.

 «A Bologna a settembre si terrà la Festa dell’Avanti! che dedicheremo, nell’anno di Matteotti, a un grande socialista che fu anche uno dei più grandi direttori di questo giornale: Ugo Intini. E a ottobre, anche in vista delle prossime elezioni regionali, un appuntamento a Perugia per un incontro nazionale per i nostri amministratori locali; un momento di confronto e di scambio di buone pratiche, fondamentale per rafforzare il nostro fare rete e pianificare iniziative improntate sul governo delle città.»

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