Intervista a Enzo Maraio: «Per i socialisti è un voto decisivo. Voglio andare in Europa per dare voce all’Italia migliore»

Intervista di Gaetano Amatruda

Ha girato l’Italia ed il Sud in maniera particolare palmo a palmo. Ha riunito i socialisti e superato, dopo anni, la diaspora. Ha, soprattutto, intercettato giovani ed imprese, ha declinato proposte riformiste, disegnato futuro. Insomma, ha fatto il socialista. Siamo alle battute finali nella piena consapevolezza di vivere non un punto di arrivo ma un punto di partenza.

Allora Enzo, è stata una campagna elettorale ricca di appuntamenti, di incontri; una bella corsa che ti ha impegnato molto, girando in lungo e in largo il nostro meridione, per portare a quante più persone possibile quest’idea, al contempo nuova per un’elezione europea, ma antica nella sua definizione, degli Stati Uniti d’Europa.

«È stato un mese e mezzo molto intenso, è vero, nel quale ho macinato chilometri ed incontrato tantissime persone ma l’idea di lavorare ad un sogno, l’idea di trasformare una suggestione in fatti mi ha caricato.Ti confesso che è stato anche molto bello confrontarsi; le persone hanno voglia di politica positiva, hanno voglia di incontrare chi si candida a rappresentarla. In passato e forse ancora oggi, certi candidati ritenevano sufficiente un passaggio veloce per qualche foto, tanti social e qualche intervista. Questo atteggiamento è forse stato in parte responsabile del distacco delle persone dalla politica. Questa mia esperienza è stata invece molto diversa: il contatto, diretto, con i cittadini è stato entusiasmante. Altro aspetto positivo è che abbiamo portato loro un messaggio importante. Quello della necessità di arrivare, oggi più che in passato, alla definizione degli Stati Uniti d’Europa; una necessità che nasce dalla veloce trasformazione del mondo, sempre più stretto tra crisi economiche e tensioni di confine. Se non rafforziamo il ruolo dell’Europa in questi contesti, saranno altri a fare le scelte anche su di noi».

Eppure molti pare non vogliano capire…

«Chi pensa che la strada giusta sia rafforzare il ruolo dei singoli Stati, non si rende conto che il mondo non gira più in una dimensione “micro”; c’è bisogno di fare massa critica, di presentarsi nei momenti topici internazionali come un’unica entità, con una voce unica. Questo è il modo di curare gli interessi dei cittadini europei, tutti insieme. Ecco quindi perché è importante lo sforzo che stiamo compiendo, di far intendere ai cittadini italiani che la strada da prendere deve essere diversa da quella che propongono le destre in Italia e in Europa. Non serve meno Europa, serve una Europa rivalutata. E lo diciamo bene già nel nome della nostra lista: “Stati Uniti d’Europa”, un nome nel quale c’è anche la ricetta per ridare all’Italia, in Europa, il ruolo che le spetta».

I nostri candidati socialisti si sono spesi molto in questa esperienza elettorale, in ogni circoscrizione. Cosa ti senti di dire loro?

«Uno sforzo generoso. Mi sento di ringraziarli davvero, per aver accolto l’invito del Partito ad un impegno gigantesco, considerando la vastità dei collegi. Ho seguito il loro muoversi per le piazze, i mercati, li ho visti incontrarsi con le categorie produttive, con i sindacati…un esempio di impegno ed amore per la causa e per il Partito encomiabili. Grazie davvero a tutte e a tutti. Così come vanno ringraziati i tanti compagni che hanno accompagnato noi candidati in questa intensa esperienza, preparando gli incontri, attaccando i manifesti, facendo volantinaggio. Abbiamo dato conto di un partito vivo non solo nella proposta politica e nella visione, ma anche nel nostro essere pienamente attivi sul territorio, sempre in grado di avere i contatti giusti, anche grazie ai nostri compagni nelle amministrazioni locali. In questa campagna elettorale siamo stati osservati anche dai nostri compagni di strada, e tutto ciò che è stato compiuto ha un valore enorme anche nella costruzione dei nostri rapporti, presenti e futuri. Queste elezioni sono state una tappa importantissima per la vita del nostro Partito, che ci consentirà di guardare avanti positivamente».

Un’Unione europea più forte deve passare per una necessaria fase di cambiamento. I Trattati istitutivi dell’Ue e quelli che disciplinano la sua organizzazione, hanno bisogno di una attualizzazione. Non è indifferente quindi quali forze politiche saranno il motore di questi necessari cambiamenti.

«Chi ama l’Europa lavorerà per rafforzarla. È vero che l’Unione europea ha bisogno di fare un tagliando. Vanno resi più conformi all’attualità, più agili, alcuni vincoli del passato e ci si dovrà focalizzare sulla trasformazione di parte delle istituzioni. Vogliamo ad esempio un Parlamento europeo che sia più incisivo nelle scelte rispetto ad oggi, ove motore legislativo è in gran parte la Commissione. Vogliamo un ruolo diverso per l’Alto commissario alle Politiche di Sicurezza, per far sentire la voce dell’Europa in modo più incisivo. È necessaria una difesa comune. Soprattutto, si deve eliminare il principio del voto all’unanimità, che tanti danni ha fatto nel passato ad uno sviluppo moderno dell’Unione. Il veto ha rafforzato i nazionalismi, privando spesso l’Europa della capacità di creare una visione per il futuro, fermandosi ad “aggiustare” i problemi di oggi. Basta, questo deve finire. Si voti a maggioranza e quella sia la linea. C’è molto da fare, e questa legislatura europea sarà determinante per modificare i Trattati e rendere così l’Europa più protagonista nello scenario mondiale. Questo non è certo ciò che vuole la destra; la distinzione netta sta tutta qui. Queste elezioni non sono il referendum sull’operato della Premier italiana, come lei vorrebbe che fossero. In gioco c’è molto di più, c’è il nostro futuro di convinti europeisti. L’attacco vergognoso alle parole del Presidente Mattarella in occasione della Festa della Repubblica, sulla necessità di una sovranità condivisa, hanno messo in evidenza subito ed in modo inequivocabile da quale parte della storia voglia stare la destra. Riportarci al medioevo, con i muri ai confini. Lo dico con chiarezza: non siamo disposti a far si che il nostro Paese faccia salti nel passato. Vogliamo guardare al futuro, com’è sempre stato nella tradizione socialista».

Tra le tante cosa da fare, c’è anche un’impronta particolare che tu vorresti portare il Europa? Un tema che ti sta particolarmente a cuore e sul quale vuoi focalizzare il tuo impegno?

«Il mio primo impegno in Europa sarà quello di esserci, e di essere davvero tramite con i territori che mi hanno accordato la loro fiducia per rappresentarli in un contesto così importante. Voglio esserci per dare voce ad un altro Sud.Esserci, per me, significa poi portare nel Parlamento dell’Unione europea le istanze socialiste, riformiste. Da troppo tempo i socialisti del Psi mancano a Strasburgo, quindi mi rendo conto della grande responsabilità che ciascuno di noi candidati socialisti nella lista Stati Uniti d’Europa abbiamo. Poi non ti nego che ci sono anche dei temi che a me stanno particolarmente a cuore»

Quali in particolare Enzo?

«Ho sempre visto, sin da quando ero studente, le istituzioni europee come il luogo ideale per accompagnare nuove politiche per i giovani, per rendere davvero proprio i giovani veri protagonisti della “riscossa europea”. E per farlo pienamente, è necessario far comprendere ai ragazzi che l’Europa (e tutto quello che stiamo facendo per renderla più efficiente) è per loro. Ecco perché vorrei un’Unione che promuova la loro partecipazione e la loro piena cittadinanza europea. E per far questo, il nodo focale dev’essere il centro del sapere: la scuola e l’università. Penso ad una rivisitazione del progetto Erasmus+ che consenta anche ai ragazzi degli ultimi anni di scuola superiore, di partecipare con più determinazione a progetti di scambio culturale con i loro coetanei degli altri Paesi, come già accade per gli universitari. Aumentando il sostegno, esperienziale ed economico, sono convinto che questa opportunità possa accrescere, e di molto, il grado di formazione dei ragazzi, che li renda ancor più pronti per un mondo del lavoro, anch’esso in profonda trasformazione. Ed aumenti la possibilità di tenere poi i nostri talenti in Italia, condizionando solo al merito le loro opportunità. Un progetto che deve obbligatoriamente intrecciarsi anche con una profonda trasformazione della visione sulle politiche giovanili nel nostro Paese, cosa che attiene più alle dinamiche interne. Ma questo sarà oggetto del nostro lavoro in Italia. Perché la necessità di cambiamento non si ferma con l’Europa. Ed anche qui, noi ci candidiamo ad esserne, come socialisti, il motore».

Stati Uniti d’Europa e dopo le elezioni europee?

“Con Renzi e la Bonino faremo ogni sforzo per continuare l’esperienza. Troveremo, insieme e ragionando nella nostra comunità, tempi e modi”

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