Intervista a Andrea Marcucci: «Costruiamo un’Europa in difesa di tutte le libertà. Più forte in economia, più moderna, con più diritti»

Intervista di Alessandro Silvestri

Gli Stati Uniti d’Europa sono un sogno partito agli albori del ‘900 che si è via via rafforzato ed è divenuto di stretta attualità oggi, anche a causa delle due immani guerre patite dall’Europa, in un epoca dove i soli stati nazionali come li abbiamo fin qui conosciuti, non sono più sufficienti a garantire stabilità politica e quindi pace e prosperità economica, per tutti i cittadini dell’Unione Europea. La lista “Stati Uniti d’Europa”, sostenuta da Psi, Iv, +Eu, Libdem e Italia c’è, è nata anche per queste ragioni. Uno dei promotori è Andrea Marcucci, toscano di Lucca, un veterano delle aule parlamentari, essendo stato eletto per la prima volta alla Camera nel 1992 nelle fila del Partito Liberale. Attività politica alternata fin da giovanissimo con quella imprenditoriale. Liberaldemocratico in fondo lo è sempre rimasto anche nelle successive esperienze politiche, da sottosegretario della Margherita nel Prodi II, fino alla stagione da capogruppo del Pd al Senato. Altra peculiarità nota del leader dei Lib-Dem è l’amicizia di vecchia data con Matteo Renzi, ma questo non ha impedito di fare scelte diverse in alcuni passaggi critici della vicenda politica di entrambi. Lo incontriamo a Lucca a margine di uno dei tanti incontri elettorali di “Stati Uniti d’Europa”.

 

Marcucci, con la lista Stati Uniti d’Europa, qualcuno ha detto che finalmente prevale il progetto e non il solito piccolo cabotaggio dei partiti, ultimamente poco avvezzi ad affrontare i perigli del mare aperto.

«In effetti, da un’idea lanciata da Emma Bonino alle forze liberaldemocratiche e anche ai socialisti riformisti, per fare una grande alleanza, per rendere l’Europa più unita e più forte, per rafforzare in definitiva quell’area politica che crede al concetto di Europa come entità politica matura, è nata questa lista e io mi auguro che sia una lista che sia un punto di partenza e non di arrivo.

Cosa intende?

«Ritengo e lo dico con convinzione, che un risultato elettorale importante che vede l’impegno e la sinergia tra Più Europa, Italia Viva, il PSI, i radicali e noi di LDE, possa portare al decollo di un progetto politico più ampio. Fermo restando, la libertà e il rispetto dell’appartenenza politica europea di ciascuno».

A suo avviso è mancato qualcuno all’appello?

«Mah, per ciò che mi riguarda ho fatto diversi incontri con l’amico Carlo Calenda, ho trovato da parte sua un atteggiamento complicato, più in termini personali che politici, ci sono alcune distanze ma non così enormi dal giustificare la sua decisione di andare da solo. Sono abituato nella vita e in politica a rispettare le opinioni di tutti, lui ha fatto la sua scelta, quella di non concorrere a questo progetto collettivo, secondo me sbagliando, ed è un peccato. Tuttavia ognuno è responsabile per le proprie decisioni e debbo registrare che una parte di militanti di Azione non ha seguito Carlo, presentandosi invece nelle nostre liste e sostenendo il nostro progetto. Che poi è anche il frutto di un compito ineludibile, quello di aggregare un’area che attualmente non ha rappresentanza politica adeguata. Vedremo assai presto chi ha avuto ragione».

Dicono che lei sia, politicamente parlando, in particolare sintonia con Matteo Renzi. Caduto ormai da tempo per entrambi il totem dell’appartenenza al Pd, quanto manca alla reunion? O insistono ancora differenze ostative insormontabili tra di voi?

«Diciamo che in passato abbiamo avuto delle visioni politiche anche profondamente diverse, che ci hanno portato a scelte distanti, però a dispetto di ciò che in Italia non è costume, abbiamo mantenuto un rapporto di amicizia e di stima reciproca che non è venuta mai meno. Anche nei momenti più difficili del rapporto politico. Oggi ci ritroviamo ad essere controparti attive e costruttive di questo progetto, e credo che se questa lista è nata, è sicuramente innanzitutto merito indiscutibile di Emma Bonino, ma anche del rapporto che io e Matteo abbiamo sempre avuto. Dopodiché, è fortemente auspicabile che nasca qualcosa di importante per tutti noi».

Si sostiene che queste elezioni saranno decisive per il futuro dell’Unione. Perchè?

«Ritengo che la partita europea sia molto complessa, molto delicata e molto importante. Penso che sia concreto il rischio che una marea nera montante diventi un pericolo concreto per la tenuta politica dell’Europa e delle sue stesse istituzioni. L’approccio sovranista nei confronti della Ue è un approccio profondamente sbagliato, pieno di incognite negative e pericoloso. Noi che abbiamo dato vita alla lista Stati Uniti d’Europa, crediamo invece che l’Europa debba essere più forte di adesso. Più forte in economia per garantire sviluppo e lavoro; più forte come democrazia liberale moderna, tanto nel suo aspetto istituzionale che nelle politiche di difesa comune, superfluo spiegare il perché con due conflitti terribili alle porte di casa. Più forte infine per i diritti individuali e collettivi, in difesa di tutte le libertà di oggi e di domani».

Un nome secco come presidente della prossima Commissione Europea?

«Mario Draghi».

 

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