In Israele proteste anche nel giorno dell’Indipendenza

di Andrea Follini

Gli Stati Uniti lo affermano ora con una chiarezza disarmante: a Gaza, Tel Aviv ha violato il diritto umanitario. L’accusa pesante del Paese amico di sempre, non sembra però destare alcun effetto nel governo israeliano, sempre più convinto che l’unico modo per distruggere l’organizzazione di Hamas e fare in modo che il movimento terroristico non si riorganizzi, sia quello di proseguire con gli attacchi su Rafah, città dalla quale oramai migliaia di civili palestinesi sono scappati, riportandosi verso nord. La tesi del governo Netanyahu però sembra non trovare riscontro, visto che l’esercito israeliano è intervenuto nuovamente a Jabalia e Zeitoun, cittadine della zona nord della Striscia, dove secondo l’intelligence gli attacchi ad Hamas del passato avrebbero dovuto eliminare ogni cellula terroristica presente. A costo, peraltro, di un numero esorbitante di vite umane di civili inermi. E mentre anche l’Onu fa sentire la sua debole voce, votando un primo si al riconoscimento dello Stato di Palestina, facendo infuriare Netanyahu, la tensione appare crescente all’interno dello Stato ebraico. C’è da registrare la crescente tensione nella compagine di governo, dove più che tentare strade di mediazione, si cerca di esasperare gli animi. La stampa israeliana riporta le minacce avanzate da un non identificato “ministro del governo Netanyahu” secondo il quale, nel caso venga notificata la messa in stato d’accusa di membri del governo da parte della Corte Penale Internazionale, Israele procederebbe verso la distruzione dell’Autorità Nazionale Palestinese. Affermazione che gli stessi giornali israeliani più vicini all’opposizione bollano come una sciocchezza, ma che dimostrerebbe il grado di incompetenza ed anche di disperazione politica presente nelle fila dell’esecutivo. Continuano nel frattempo le manifestazioni contro il governo in tutte le città israeliane. Il governo è accusato di non agire a sufficienza nella mediazione con Hamas per riportare a casa, dopo oramai sette mesi, i rapiti del 7 ottobre. In occasione della festività dello Yom HaAtzmaut, nel quale si ricorda la Dichiarazione di Indipendenza di Israele proclamata da David Ben Gurion il 14 maggio 1948, a Benyamina, nel nord del Paese, i sopravvissuti all’attacco del 7 ottobre e le famiglie degli ostaggi, hanno dato vita ad una contro manifestazione rispetto a quella organizzata dal Governo, spegnendo, invece che accenderle, le tradizionali fiaccole. Un segno molto forte e incisivo a dimostrazione di quale sia il clima nel Paese. Gli organizzatori di questa protesta hanno dichiarato alla stampa che il loro gesto è stato compiuto perché non ritenevano legittima la manifestazione in ricordo voluta dal governo, accusato dagli stessi di attuare una politica fallimentare a danno dei 132 prigionieri israeliani ancora nella mani di Hamas. Non cessa quindi l’isolamento nel quale si è posto lo stesso Netanyahu.

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