Gli sbarchi aumentano ma la destra non lo racconta

di Alessandro Silvestri

Non solo non andranno al Parlamento europeo una volta eletti il mese prossimo (e molte altre pagliacciate che ci tocca registrare puntualmente da ottobre 2022, commemorazione infausta del centenario del governo Mussolini) ma gli esponenti così tanto patriottici del nostro caro governo nazionale, continuano a fare “ammuina” su tutti i principali temi sui quali fecero quasi due anni orsono, la campagna elettorale raccogliendo milioni di voti per fare quello che in realtà non stanno facendo. Ecco magari gli elettori meno distratti se lo ricordino, l’8 e il 9 giugno. Volevano l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e invece oggi chiedono il premierato; transizione ecologica, autosufficienza energetica e contrasto ai cambiamenti climatici e oltre a vedere poco o nulla in merito abbiamo un discreto numero di negazionisti sul clima addirittura tra ministri e sottosegretari; invocavano più atlantismo e proprio tra le altre cariche istituzionali abbiamo dei filo-putinisti e pure antieuropei come i loro compari dell’estrema destra neonazista… E questo purtroppo anche tra diversi soggetti dell’opposizione (sic ma anche sigh). Delle riforme sul fisco e i tanto propagandati innalzamenti pensionistici per minime e invalidi, nisba; così come gli investimenti per turismo e agricoltura; ammodernamento della Pubblica amministrazione e della rete digitale (il 2026 come obiettivo prefissato per il completamento della banda ultralarga, si avvicina “di corto muso” come direbbe un noto allenatore) sta dando segnale piuttosto scarso: “Il controllo della rete deve tornare in mano allo Stato” diceva la Meloni, ma ad oggi sembra che tanti temi delicati stiano invece sfuggendo di mano. Come la riduzione dell’IVA e delle accise ad esempio, ma quando mai? Sono stati tolti gli incentivi per abbattere il costo alla pompa del Governo Draghi e l’IVA su molti articoli necessari è stata innalzata; sulle infrastrutture, dall’alta velocità al Ponte sullo Stretto di Messina, è calato un imbarazzante silenzio; la semplificazione del “codice degli appalti” voluto da Salvini sta producendo per ora i soliti casi di corruzione, come in Liguria, e non ha contrastato in nessun modo la terribile piaga delle morti dei tanti, troppi, lavoratori vittime di una inaccettabile deregulation, aumentata a dismisura con l’introduzione dei cosiddetti appalti a cascata. Sulla riforma della giustizia e le tante altre promesse che dovevano trasformare l’Italia in un Paese più sicuro, più civile, più ordinato e persino più ricco per le fasce meno abbienti, si contrasta ferocemente anche l’unica timida richiesta delle opposizioni sul salario minimo. Insomma, se piove di quel che tuona, i cinque anni (ammesso ci arrivi) del primo e speriamo ultimo Governo Meloni, rischiano di diventare una delle opere più incompiute della storia politica italiana. Che dire poi del cavallo di battaglia di Giorgia (trasformato in questa favola al contrario in un cavalluccio marino) quello che le ha fatto fare il balzo più eclatante verso Palazzo Chigi? Le note supercazzole sul blocco navale e l’inasprimento dei reati contro gli scafisti lanciato maldestramente da Cutro, che sarebbero stati perseguiti su tutto il globo terracqueo, dal nostro mascellare governo? E siccome la matematica non è un’opinione (magari un tantino faziosi potremmo pure esserlo, non lo si può negar…) nel 2023 si sono registrati ufficialmente, dati del Ministero degli Interni, 158.000 sbarchi, il 50% in più rispetto al 2022 e il 130% in più del 2021. In crescita anche il dato dei minori non accompagnati, più 23% rispetto all’anno precedente e più 72% rispetto al 2021. Ora non sappiamo dire se anche in questo caso sia colpa della perfida Albione, ma è più probabile che stia andando come diceva Carletto Marx (quando era ancora socialdemocratico) nel senso della tragedia che nella sua rievocazione si trasforma in farsa.

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