Il Ponte sullo Stretto spacca il Paese tra favorevoli e contrari

di Andrea Follini

Chissà, se alla fine dovremo dar ragione a Paolo Grimoldi, già segretario regionale lombardo del Carroccio e già deputato della Lega, che verso la fine dello scorso anno durante una festa di partito sentenziò, in guisa fantozziana: “Il Ponte sullo stretto di Messina, è una ca…ta pazzesca”. Non è certo questa la sintesi che appare dalla relazione che accompagna il progetto definitivo dell’infrastruttura più importante, più attesa e più discussa della storia repubblicana approvato lo scorso 15 febbraio dal consiglio di Amministrazione della Società Stretto di Messina, ma restituisce invece con chiarezza quale sia il sentimento che serpeggia nelle file padane rispetto a quest’opera, destinata a cambiare per sempre lo sviluppo di gran parte del sud d’Italia, e rispetto al suo più estremo difensore, il Ministro delle Infrastrutture Salvini. Al quale, bisogna ammetterlo, nell’ultimo periodo non gliene va dritta una. Niente terzo mandato per i sindaci; niente terzo mandato per i presidenti di Regione; calo vertiginoso del consenso alle ultime elezioni regionali. E adesso la notizia bomba sull’opera tanto amata e che doveva segnare l’apice di quel lavorio nel territorio meridionale del Paese con il quale Salvini ha trasformato la Lega Nord nell’attuale Lega, di respiro nazionale, snaturandola del suo carattere identitario. Colpa del Comitato scientifico che, nella sua composizione rivista dopo la riattivazione della società Stretto di Messina, in precedenza messa in liquidazione dal Governo Monti, ha espresso unanimemente parere positivo sulla Relazione del Progettista (previsto dal D.L. 35 del 2023) ma evidenziando non solo 68 raccomandazioni, ma in appendice anche ulteriori 21 punti rispetto ai quali il comitato scientifico ritiene che il Contraente Generale non abbia recepito in modo completo i commenti del comitato scientifico precedente, quello che si era già espresso nel 2011, ed abbia invece proposto soluzioni che necessitano di ulteriori approfondimenti. Insomma, un bel pasticcio, di quelli che si possono verificare quando si corre un po’ troppo, per dare dimostrazione di intraprendenza e concretezza nell’agire, ma che forse, specie per un’opera di questo valore, meriterebbe maggiore ponderatezza. Perché in gioco, con quest’opera, c’è davvero tanto. Il rilancio dell’economia in un pezzo importante di Paese; l’opportunità offerta non tanto all’ego ministeriale quanto piuttosto ad un territorio, non sempre guidato con oculatezza. Un volano vero, sebbene particolarmente costoso, ma destinato a cambiare per sempre la stessa definizione di meridione d’Italia. Quanto emerso nel parere del Comitato Scientifico ed evidenziato in modo puntuale dal Co-Portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, nel corso del question time alla Camera la scorsa settimana, riguarda in modo particolare la necessità che il progetto definitivo, quello esaminato ed approvato, venga corretto in fase di progettazione esecutiva con degli ulteriori approfondimenti tecnici legati alle prove per la tenuta dell’opera ai “venti turbolenti” ed alla resistenza antisismica. Non proprio quindi delle questioni marginali per un’opera da costruirsi in un’area dove ancora si ricorda il terremoto devastante di Messina del 1908. Sulle puntualizzazioni espresse in aula da Bonelli, ha risposto al nostro giornale il vice presidente della Lega alla Camera, Domenico Furguele, relatore del Decreto Legge n° 35 del 31 marzo 2023 con il quale è stato dato l’avvio all’aggiornamento del progetto: <<Il quadro geo sismico tettonico dell’area dello Stretto sarà aggiornato, in sede di progetto esecutivo, con gli studi e le ricerche effettuate negli ultimi vent’anni. Come riportato dalla stessa società, per il progetto esecutivo sono state eseguite prove in galleria del vento su undici modelli di Ponte. Il progettista ha utilizzato cinque diversi laboratori, tra i più importanti e specializzati al mondo, in Canada, Regno Unito, Danimarca e Germania. Il project manager consultant di Stretto di Messina – continua Furguele – ha eseguito prove in tre gallerie del vento a Milano e in Canada proprio per garantire la certezza dei risultati. Le verifiche analitiche e sperimentali compiute dimostrano la stabilità del Ponte fino a velocità delle raffiche di vento di oltre 275 km/h, che è una velocità che può attendersi nello Stretto mediamente una volta nell’arco di 2000 anni. Non c’è nessun rischio, dunque, sulle tempistiche per l’avvio della cantierizzazione>>. Sembra quindi che tutte le verifiche necessarie siano già state fatte e pronte per essere esplicitate nella prossima e ultima fase progettuale, quella esecutiva. Ma perché allora il clamore su queste segnalazioni da parte del Comitato Scientifico? Perché evidentemente, il Ponte fa paura. Non solo dal punto di vista tecnico-strutturale, ma anche politico. Nella realizzazione del progetto esecutivo, quindi, tutti i punti di critici emersi dovranno essere risolti; questo potrà comportare ritardi nell’avvio della cantierizzazione dell’opera? Secondo la Società (già sotto i riflettori per aver prodotto l’aggiornamento al progetto definitivo con una rapidità esemplare) la risposta a questa domanda è negativa e probabilmente così spera anche il Ministro, che contava di terminare la campagna elettorale per le europee con il progetto esecutivo già pronto per essere “speso” nell’agone elettorale. Di sentimenti contrapposti si parla intanto da un capo e dall’altro del futuro ponte, che sotto il punto di vista della preoccupazione, sembra più dividere che unire, cosa che invece un ponte è chiamato a fare per sua natura. <<I cittadini vedono con assoluto favore un’opera che non è solo il collegamento tra due nodi nazionali, Messina e Reggio Calabria, ma, in una visione europea più ampia e strategica, tra il mare del Nord e il Mediterraneo – dice ancora Furgiuele –. Il progetto proietterà il sud Italia nel futuro e porterà sviluppo e benessere. Avrà, pertanto, un impatto significativo contribuendo a garantire la libera circolazione di merci e persone, la crescita economica, l’occupazione e la competitività. L’opera avrà notevole rilevanza anche sotto il profilo della politica di coesione, in quanto funzionale a ridurre il divario fra diverse regioni. Il Ponte sullo Stretto segna quindi un momento storico per il futuro economico e sociale dell’Italia intera>>. Di parere diverso invece la voce del mondo ambientalista ma anche dei partiti politici della sinistra locale che tornano a mettere il dito sulle altre necessità del territorio, denunciando le carenze in termini di viabilità e mobilità ma anche di servizi, come la sanità o il trasporto pubblico. <<È arrivato il momento che le amministrazioni dei comuni interessati facciano sentire la propria voce – scrivono in un comunicato congiunto le segreterie metropolitane di Reggio Calabria di Europa Verde e del Partito Democratico – per dire il proprio no al mito del Ponte, chiedendo piuttosto un impegno concreto di risorse per la tutela e lo sviluppo del proprio territorio>>. Proprio come chiedono i leghisti della prima ora in terra padana, ovvero di dedicare le somme previste per il Ponte al territorio; ma loro hanno in mente il territorio del nord del Paese, dove i servizi, ed in modo particolare la sanità, danno evidenti cenni di peggioramento in termini di disponibilità e qualità rispetto al passato. Insomma Salvini, come un novello Garibaldi, è riuscito nell’impresa di riunire sotto un unico obiettivo due anime italiane che parevano impossibili da conciliare. Per lui, l’ennesima riprova.

 

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