Il Governo poltronaro vuole mettere le mani sul CONI

di Stefano Amoroso

Premessa d’obbligo: chi scrive su questa testata è convinto fermamente che le gare, e le medaglie, le vincano innanzitutto gli atleti. I quali, per vincere, spesso hanno alle spalle una famiglia, un bravo allenatore ed una società sportiva che si sforzano per mettere gli atleti nelle migliori condizioni per esprimere il proprio potenziale sportivo. Il Coni ha il compito di coordinare gli sforzi di tutte le federazioni sportive, fissare gli obiettivi, controllare e rappresentare lo sport italiano nel mondo. Al Ministro dello Sport, invece, spetta il compito di costruire impianti sportivi in ogni angolo del Paese, avviare all’attività sportiva i giovani (compito delicatissimo, visti i tanti bambini e giovani obesi e con gravi problemi di salute che abbiamo in Italia) e promuovere stili di vita sani ed una corretta alimentazione. In quest’ultimo compito, dovrebbe essere affiancato anche dal Ministero dell’Agricoltura e dell’Alimentazione. Quindi i Ministri Abodi (Sport) e Lollobrigida (Agricoltura) dovrebbero preoccuparsi soprattutto di trovare risorse per promuovere una sana alimentazione e lo sport presso il popolo italiano. Ed invece, come sappiamo, hanno tagliato i fondi del Pnrr che erano dedicati allo scopo. Fatta questa premessa d’obbligo, appare quanto meno strano che, all’indomani delle Olimpiadi di Parigi, il Governo pensi a chi nominare alla guida del Coni, invece che a migliorare ancora il settore sportivo del Paese. Gli atleti che hanno rappresentato l’Italia, e che si sono distinti quasi tutti per impegno ed abnegazione, generalmente non sono campioni strapagati. Anzi, la maggior parte degli atleti sono dipendenti delle Forze Armate che guadagnano uno stipendio normale in preparazione degli appuntamenti più importanti e, se riescono a vincere una medaglia, ricevono un premio supplementare in denaro. Insomma, niente a che vedere con i guadagni stratosferici di campioni del calibro di Ronaldo, Messi, Sinner e James Le Bron: è la classe operaia sportiva che va in Paradiso. E dovremmo ringraziare il regista di questo successo, ovvero Giovanni Malagò, invece di pensare a spodestarlo. Il Governo, a cominciare dal Ministro Abodi, ha presentato l’avvicendamento alla guida del Coni come una cosa normale. Soprattutto perché Malagò è al termine del suo terzo mandato, e la legge non ne prevede altri. Tuttavia, e questo il Ministro lo sa bene, la proroga è stata data eccome, in altre circostanze, a diversi dirigenti sportivi e ad influenti presidenti di federazioni affiliate al Coni. Come è successo a Paolo Barelli, presidente della Fin (Federazione Italiana Nuoto), romano e di centrodestra come Malagò, ed ex membro del comitato esecutivo della Fina, l’omologa federazione mondiale, fino al 2022. Anno nel quale è stato sospeso da tutte le cariche internazionali a seguito di accuse di gravi violazioni del codice etico sportivo, che sono venute dal suo predecessore. Nonostante questi gravi fatti (ma va precisato che l’indagine è ancora in corso, ed ovviamente noi siamo garantisti), nessuno ha pensato di sostituire Barelli. Il quale, casualmente, è anche Deputato della Repubblica e Capogruppo di Forza Italia a Montecitorio. Che sia il caso d’indagare sul potenziale conflitto d’interessi tra l’onoevole Barelli e l’omonimo presidente della Federnuoto, principale oppositore ed accusatore di Malagò?

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