di Alessandro Silvestri
L’appello congiunto lanciato dai governi di Francia, Gran Bretagna e Germania a quello di Teheran, non ha percorso una traiettoria diplomatica utile ed efficace; a stretto giro è arrivata la risposta del ministero degli Esteri iraniano, che ha bollato lo sforzo dei tre Paesi europei come privo di logica politica e contradittorio rispetto al diritto internazionale. L’Iran ribadisce quindi il suo diritto alle ritorsioni contro Israele, dopo i raid nella capitale iraniana che hanno eliminato due membri di vertice di Hamas ed Hezbollah. Gli alleati occidentali, temendo ormai una possibile escalation anti-israeliana in Medio Oriente, hanno chiesto a Teheran di fare un passo indietro sulle dichiarazioni delle ultime settimane e “a ritirare le continue minacce di un attacco militare contro Israele” di “aver considerato le gravi conseguenze per la sicurezza regionale qualora un simile attacco dovesse verificarsi”. Oltre a questo e a sottolineare che la partita non vedrebbe in azione, in caso di conflitto, soltanto la politica e la diplomazia, il presidente Biden ha deliberato l’invio nel Mediterraneo Orientale, di unità navali dotate di missili e la portaerei Lincoln. È intervenuta persino la Santa Sede attraverso il Segretario di Stato Cardinale Parolin, presso il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, invitandolo a mettere in atto tutti gli strumenti utili per evitare l’allargamento del conflitto. Una partita a scacchi dagli esiti imprevedibili che certo non contribuisce alla distensione, visti anche gli sviluppi del conflitto tra Russia ed Ucraina, la quale dopo oltre due anni di “operazione speciale” ha contrattaccato penetrando per la prima volta in territorio russo. Episodio che come riflesso italico ha messo in evidenza ancora una volta, una certa qual schizofrenia dell’esecutivo, atlantista ma-anche-a-volte-no. Bersagliate soprattutto le uscite di Crosetto che si è avvitato in una “supercazzola speciale” dichiarando che l’invaso non avrebbe diritto a sua volta ad invadere. Tornando alle cose serie, mentre anche Putin (uno che di distensione se ne intende) riceve Abu Mazen, l’ala estremista politico-religiosa di Israele non aiuta affatto a gettare acqua sul fuoco. Il ministro della sicurezza di Tel Aviv, Itamar Ben Gvir nel giorno del lutto e del digiuno, ha pensato bene con una trentina di seguaci di manifestare sulla spianata delle moschee, riuscendo persino a mettere in imbarazzo il suo primo ministro (i Salvini non ce li abbiamo solo noi) mentre il leader spirituale dell’ala ultra-ortodossa ha sostenuto che i coloni fatti sgombrare nel 2005 da Sharon, debbono tornare alle loro terre nella striscia di Gaza. Per adesso a Teheran, parrebbe prevalere la posizione che qualora Israele si impegnasse ad una tregua duratura ed al cessate il fuoco nella Striscia, non ci saranno le conseguenze annunciate. Ed è anche l’auspicio dei socialisti italiani da sempre impegnati per la pace e il reciproco rispetto tra i due popoli.