I socialisti europei rendono omaggio a Matteotti

di Daniele Unfer

Un fine settimana importante per il Psi che a Roma ha ospitato il Congresso del Pse, co-organizzato dal Psi e dal Pd, che ha avviato la campagna elettorale per le europee del prossimo giugno con l’approvazione del manifesto programmatico. Il congresso si è ufficialmente aperto con l’omaggio alla stele dedicata a Matteotti, a cento anni dal suo assassinio per mano fascista. “Su nostro impulso – ha detto il Segretario del Psi Enzo Maraio – il Pse ha reso omaggio a Giacomo Matteotti, simbolo di antifascismo, giustizia e lotta ai totalitarismi. All’iniziativa ha aderito con entusiasmo anche il Pd e questo è anche emblematico della sintonia che registriamo. Mai come oggi i valori e i principi democratici dei socialisti sono indispensabili per contenere l’avanzata delle destre in Europa e in Italia, dove abbiamo un governo con caratteristiche sempre più illiberali”. Al monumento di Matteotti si sono così trovati insieme oltre al segretario del Psi Enzo Maraio, Elly Schlein, Stefan Löfven, segretario del Pse, Nicolas Schmit, commissario al lavoro della Commissione Ue, Iratxe Garcia Perez, presidente del gruppo S&D, Giacomo Filibeck, segretario generale del Pse, i responsabili esteri del Psi e del Pd Pia Locatelli e Peppe Provenzano e delegazioni del Pd, Psi e Pse. Un momento simbolicamente importante, perché pone nel pantheon dei socialisti europei il martire socialista Matteotti e perché è ormai divenuto simbolo antifascista anche oggi che, sotto altre forme, si possono presentare rigurgiti di un passato che ritorna. Tra i temi centrali che si sono approfonditi alla vigilia del congresso del 2 marzo scorso nei fringe meeting, quello dell’allargamento verso i Balcani con un panel presieduto dalla responsabile esteri del Partito e già presidente dell’Internazionale socialista donne, Pia Locatelli. L’incontro si è svolto nella sede del Psi. Per parlare di Balcani bisogna fare un passo indietro di 25 anni quando il Consiglio europeo di Colonia adottò il patto per l’Europa sud orientale nel giugno 1999. L’Unione Europea avviò così il processo di stabilizzazione e di associazione, cioè un quadro di relazione tra l’Unione Europea e i paesi della regione. Da allora sono molti i Paesi che hanno presentato domanda di adesione a partire dalla Macedonia, oggi Macedonia del Nord. In successione il Montenegro, poi l’Albania e la Serbia nel 2009. Alcuni anni dopo, nel 2016, la Bosnia Erzegovina e da ultimo il Kosovo nel 2022. Ma è tutto fermo: scarsi i passi avanti nel processo con conseguente crescita della frustrazione dei Paesi dei Balcani occidentali, e un atteggiamento di sfiducia quando non di ostilità nei confronti della Ue. Allo stesso tempo cresce l’imbarazzo tra chi è convinto dell’allargamento, tant’è che il Consiglio europeo del 2022 ha chiesto un’accelerazione delle procedure di adesione. Insomma questo il quadro. Nel panel si è parlato delle ragioni di questo immobilismo con molti interventi importanti tra cui quello di Piero Fassino, esperto di politica internazionale, già Ministro degli Esteri. Infine una riflessione: l’Unione Europea è nata quasi 70 anni fa con delle regole pensate per una comunità di sei Paesi. Ora ci troviamo ad essere un’Unione di 27 Paesi con l’impegno ad allargarci ulteriormente. “Siamo in grado con le regole del 1957, con i trattati vigenti, di reggere un’unione che si è fatta sempre più numerosa?” – è la domanda che si pone Pia Locatelli – “oppure se in parallelo all’allargamento che noi sosteniamo non sia necessario anche un approfondimento delle regole Ue, regole che consentano maggiore funzionalità, per fare della Ue una democrazia capace di decidere e non una democrazia paralizzata ad esempio dal voto unanime?”

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