Grillo da Fazio affonda l’asse Schlein-Conte

di Carlo Pecoraro

Non è vero che la sceneggiata televisiva di Grillo è servita solo a Fazio per volare alto negli ascolti. A una settimana dal one man show televisivo del comico genovese, in politica sembra non esserci stato nessun terremoto. Almeno in apparenza. La domanda è una: che necessità aveva Grillo di andare in televisione? Soldi, si dirà, ma questo non giustificherebbe le sue uscite. E poi chi si assumerebbe la responsabilità di avere uno come lui in Tv? E allora la strada è politica. Anche se uno come Grillo certamente non ha bisogno di Fazio per arrivare sui giornali. Ma per mettere a segno il colpo politico, la trasmissione di Fazio anzi, Fabio Fazio è il conduttore ideale. Il primo messaggio che lancia il comico genovese: arrivare dritto nelle stanze della segreteria del Partito democratico. È lì che l’inventore del Movimento 5 Stelle voleva colpire? Forse. Certo è che in quelle stanze la sua voce rimbomba di più che in altre. Il tentativo sarebbe quello di liberare la sua creatura (o quello che ne rimane) dalle mani dei partiti. Ma l’affondo su Giuseppe Conte potrebbe avere tutt’altro sapore. Cioè servire a dare la sveglia alla segreteria di Elly Schlein. Che continua a tenere in vita quel che resta dei 5 Stelle. Conte parla di “campo giusto”, ma quello giusto per lui evidentemente non è giusto per l’intero centrosinistra e più in generale, per i destini dell’Italia. È un campo nel quale una parte dei dem sta decidendo di recintarsi. Trasformando il Partito democratico in una riserva indiana. Un salotto per pochi amici. Una partita di calcio a 5, di quelle che si giocano il giovedì con i completini talmente slim da mettere in evidenza pance e pettorali flosci e che evidentemente non riuscirà mai ad arginare questo centrodestra che sta marciando a ritmo serrato, militarizzando il sottogoverno. Beppe Grillo questo lo sa benissimo, tant’è che spara ad alzo zero anche sulla Presidente della Commissione giustizia e avvocato difensore della presunta vittima dello stupro nel quale è coinvolto il figlio. Giulia Buongiorno, lo ricordiamo, è stata Ministro della Pubblica amministrazione del primo Governo Conte. Grillo accusa l’avvocato palermitano di fare “comizietti” davanti ai tribunali dove c’è una causa a porte chiuse. Ed è l’affondo più duro perché mette in evidenza un conflitto d’interesse: presidente di Commissione giustizia e senatore della Repubblica. Fazio cerca di frenarlo, ma evidentemente certe bordate fanno piacere anche a lui, dopo aver ricevuto da questo Governo, il ben servito dalla Rai. E poi, diciamocelo, a Fabio Fazio riesce benissimo il “format Littizzetto” del buono e del cattivo e con Grillo non poteva che essere così. Ma questa è televisione. Ritornando invece alla politica, forse anche l’ex tesserato Pd della sezione di Arzachena ha capito che la strada Schlein-Conte è un vicolo senza uscita. Uno di quelli che si vedono in certi film americani, dove la vittima ci s’infila sicura di essere scampata al peggio e alla fine resta bloccata e prende schiaffi da ogni dove. Forse una ennesima sveglia, quella di Grillo, al principale partito di centrosinistra che continua nella sua autoreferenzialità, fregandosene degli alleati e coccolando un Movimento 5 Stelle che francamente ha perso la sua spinta primitiva (come ha dichiarato lo stesso Davide Casaleggio). E le sberle di Grillo si uniscono ai suggerimenti lanciati dal governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini e agli strali di quello della Campania, Vincenzo De Luca. Insomma, ognuno a modo suo critica il metodo Schlein. Ovviamente Grillo lo fa a modo suo e per il suo tornaconto personale. E lo fa in perfetto stile Grillo, prima accusandosi di “aver peggiorato il Paese”, che è il suo coup de thèâtre per far fare i titoli ai giornali; e un secondo dopo assolvendosi: “Ho fatto anche delle cose per voi”. Peccato che quando serviva che facesse cose buone, ha invece assunto posizioni socratiche che hanno solo fatto male all’Italia e agli italiani. E se oggi il Paese è finito nelle mani della peggiore destra nazionalista e populista, due domandine dovrebbe farsele anche il fondatore del Movimento 5 Stelle. Quello che prese Conte (“perfetto per la politica. Quando parlava non si capiva”) e lo mise a capo del Governo.

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