Grazie Giorgia, l’Italia non conta più nulla

di Andrea Follini

Il no della destra italiana (esclusi i centristi di Forza Italia) al rinnovo della presidenza della Commissione Ue per Ursula von der Leyen, aveva decretato un marcato isolamento del nostro Paese nelle discussioni in atto per la costruzione delle istituzioni operative dell’Unione. Riprova si è avuta con la definizione delle presidenze delle venti commissioni e delle quattro sottocommissioni del Parlamento europeo, che hanno visto eletti solo il democratico Antonio Decaro (Ambiente, Sanità pubblica, Sicurezza Alimentare) già sindaco di Bari e presidente Anci, indicato dal gruppo dei Socialisti e Democratici, ed il pentastellato Pasquale Tridico, già presidente dell’Inps ed indicato dal gruppo della Sinistra per la sottocommissione Questioni fiscali. Nessun altro europarlamentare italiano e soprattutto nessun esponente della destra italiana siederà a presiedere una commissione parlamentare; destra che invece esprimerà sei vicepresidenti di commissione eurodeputati di Fratelli d’Italia ed uno per Forza Italia. Sulle possibili nomine alla guida delle commissioni da parte di esponenti del gruppo Patrioti per l’Europa di cui fanno parte anche gli eurodeputati della Lega, è calata invece la scure bipartisan, come già successo per le vicepresidenze del Parlamento Europeo: fronte compatto del resto dell’emiciclo per tenerli fuori dai luoghi decisionali. Di fatto, dichiarati ininfluenti. Una situazione che ha alimentato tensioni anche nel governo italiano. Salvini e Tajani sembrano essere ai ferri corti. E per quanto si protendano a smentire frizioni nell’esecutivo, le dichiarazioni rilasciate alla stampa nei giorni scorsi non lasciano dubbi. Il voto a favore di Ursula ed ora il muro contro i patrioti, ha evidentemente lasciato il segno in questo scampolo post elettorale e pre-vacanziero tra i due leader; del resto, alle europee si è votato con il proporzionale, dove tutti hanno cercato di marcare le differenze anche all’interno della stessa parte politica, e l’onda lunga di questa impostazione non può che essere ancora viva. Queste sono tutte situazioni che non giovano all’Italia. L’isolamento nel quale il governo italiano ha costretto il nostro Paese, nel nome di una evidente incapacità di mediazione, fondamentale specie in Europa, non porterà probabilmente a nulla di buono anche nella formazione della nuova Commissione. Resta monitorato quel ruolo di commissario Ue al Mediterraneo che molto calzerebbe con le politiche (ancorché inconcludenti) del nostro governo, di relazione in particolare con i Paesi nordafricani, ma se queste sono le premesse… Sul tema, in un contesto diverso ma sempre di matrice istituzionale, è già sfumata la nomina di un italiano come inviato per il fronte Sud dell’alleanza; Jens Stoltenberg, Segretario generale della Nato fino ad ottobre prossimo, ha preferito per questo incarico lo spagnolo Javier Colomina, scatenando le ire del Ministro della Difesa italiano Crosetto. Ma questo non è che un altro tassello del depotenziamento del nostro Paese sullo scenario internazionale, situazione esplosa dopo la nascita del governo Meloni. Per un Paese come il nostro, legato a doppio filo alla necessità di dialogo con ogni altro Paese del mondo, non avere un governo che sappia tessere relazioni internazionali è la peggiore sciagura che potesse capitare. Si sforzeranno di dire che non è così, che sono tutte farneticazioni della sinistra, che invece tutto va per il meglio; ma i risultati sono li, eloquenti. È sufficiente saperli leggere.

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